Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità
Il regista de "Lo scafandro e la farfalla", Julian Schnabel, in concorso a Venezia 75 con un film biografico sulla complessa figura di Vincent Van Gogh.
Già nomi come Akira Kurosawa, Vincent Minnelli, Maurice Pialat e Robert Altman si sono cimentati nella difficile impresa di rendere omaggio all’opera e alla vita del pittore olandese insieme ad altri esperimenti come il documentario di Alain Resnais o l’ultimo impeccabile lavoro di animazione Loving Vincent. Peccato però che ci abbia pensato anche Julian Schnabel a confrontarsi con questo artista.
Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità (At the eternity’s gate) ricostruisce l’ultimo periodo della vita di Van Gogh attraverso il suo punto di vista che coincide spesso con la creazione artistica e con la sua visione delirante del mondo trasposta poi nella sua magnifica arte.
L’ambigua amicizia con Gauguin, il rapporto intenso con il fratello, le visioni e il desiderio di vivere a stretto contatto con la natura - unico sollievo e momento di tregua per quella mente così affannata - vengono raccontati attraverso la visione distorta che cerca di fornire allo spettatore una soggettiva per comprenderne l’intensità. Tutto però è estremamente divulgativo: i dialoghi sono pomposi e enfatici e il tentativo di restituire quell’immagine vangoghiana finisce per essere fallimentare.
Willem Dafoe è come sempre eccellente nell’interpretazione di un personaggio sempre al limite della propria esistenza ma viene purtroppo mortificato da una regia che tende al lirismo a tutti i costi e che finisce per essere solo pura retorica. Si accentuano le frasi tanto da trasformare il pensiero di Van Gogh in un continuo spot per quelle che oggi si chiamano le mostre experience, dove spesso manca l’opera d’arte stessa ma diventano solo occasione per pubblicare una storia su Instagram e poi scappare a un aperitivo sui Navigli. Come se poi visitare una mostra non fosse già di per sé un’esperienza.
Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità è proprio questo: un biopic di cui discutere di fronte a un moscow mule che per filo e per segno vorrebbe guidarci nel tormento di uno dei più importanti e influenti artisti di sempre senza restituire l’essenza di quella sofferenza, lezioso e didascalico. Mentre i quadri di Vincent Van Gogh diventavano quasi sculture per l’eccessiva quantità che il pittore faceva del colore, rivoluzionando il concetto di opera d’arte che inizia a superare i confini della tela, Schnabel esagera senza impressionare in un film zuccheroso e in fin dei conti di scarso interesse.