Oltre la superficie del biopic sulla cantautrice francese Barbara, Amalric espone il proprio sguardo e dà corpo a una realtà pluridiscorsiva, fatta di reenactment, appropriazioni di corpi e, soprattutto, di ricordi.
Amalric adatta Simenon e trova nelle rifrazioni chiaroscurali della camera azzurra la sua ossessione per il femminino e per la trasposizione in immagine della parola scritta.
Il film, che valse ad Amalric il premio per la miglior regia a Cannes nel 2010, condensa già nel titolo un’idea precisa di cinema e di vita: fluida, sfuggente, sbrigliata.
Alla ricerca della complessa luminosità emanata da ciò che esiste, Olivier Assayas firma un film di piena libertà che raggiunge gli universali passando attraverso la vita.
Cronenberg adatta De Lillo con fedeltà assoluta, confrontandosi con la smaterializzazione del reale e la crisi del mondo occidentale e dei suoi elementi costituenti, a partire dal linguaggio.
Il regista de "Lo scafandro e la farfalla", Julian Schnabel, in concorso a Venezia 75 con un film biografico sulla complessa figura di Vincent Van Gogh.
Come il suo protagonista, Desplechin abbandona la prospettiva lineare, un principio ordinatore, mescolando vita e sogno, realtà e rappresentazione nel dare forma ai propri fantasmi.