The Knick 2x03 - The Best with the Best to Get the Best
La selezione eugenetica e la discriminazione razziale. Giù dal basso, verso il futuro, fino alle radici del male.
"Godiamoci una decade di ... decadenza", come meglio iniziare se non citando una frase di una canzone dei Bluvertigo, gruppo acido e basico, sintetico come la musicalità di Martinez che accompagna lo svolgimento delle trame del Knickerbocker Hospital? Decadenza e decadentismo, positivismo medico e razionale, diurno, perdizione e maledizione, esistenzialismo bruciato in una pipa da oppio, iniettato in vena o sniffato, notturno. Alla filastrocca ripetitiva e consonante che dà il titolo alla puntata manca il verbo in testa alla frase, breed, riprodurre. Breed the Best whit the Best to Get the Best. Frase che suona come una parola d’ordine mentale, un loop mnemonico agli albori degli studi eugenetici nei contesti dell’immigrazione massificata sulle coste americane e nei salotti bene di New York, dove si iniziano a diffondere i principi di un razzismo scientifico, controllato e calibrato attraverso studi di perfezionamenteo artificiale della razza umana. Contagio, sia virale sia ideologico, la zona di quarantena capiamo che non riguarda soltanto la futura Chinatown ma comprende anche le menti che nel clima positivista americano studiano protocolli di ibridazione ed annientamento, di purificazione dal corpo e dalla mente dal difetto genetico, che sia di natura razziale (italico, semita, slavo, irlandese, africano) o che sia di natura religiosa, o realmente genetica e psichiatrica, l’odio inizia a germinare - spargendo i semi discriminatori su una futura epoca, europea ed asiatica, portata infine alle estreme conseguenze dalla soluzione finale tedesca.
Dopo aver riposizionato le pedine in campo il duo Amiel & Begler ci presenta dei nuovi personaggi, caratteri in grado di aprire scenari e strade narrative alternative ed intestine per lo svolgimento futuro della serie. Partendo da Genevieve Everidge, una reporter ebrea, conosciuta da Bertie nel nuovo ospedale giudaico gestito dal primario Zinberg, fino ad arrivare ad Opal, la moglie di Edwards che cala il sipario sulla puntata sottolineata da un intenso quanto amaro sospiro dello stesso dottore che, peraltro, ha continuato la sua relazione con Cornelia. E se dei personaggi nuovi arrivano altri tornano dalla prima stagione, dalla prostituta Junia al malvivente Jimmy, entrambi avranno a che fare con le bassezze speculative sul nuovo ospedale tessute da Barrow, e se la prima tornerà ad essere la garante dei piaceri e delle solitudini notturne, il secondo si presenterà furente intimando lo stesso Barrow a presentarsi al suo capo per un – eventuale - nuovo pagamento di una tangente sui lavori. E se la città si evolve in altezza, attraverso la costruzione di ospedali e palazzi, nel sottosuolo di New York si inizia scavare per costruire la nuova metropolitana, ricercando finanziamenti e soci, e trovandoli nel fratello di Cornelia, Henry Robertson.
The Knick non è solo storia sostanzialmente umana o nazionale o epidemiologica ma anche medica, tesa verso l’evoluzionismo progressista di una nuova chirurgia di materiali, utensili, protocolli e tecniche ma soprattutto The Knick è storia di sostanze e di drugs (intese nella doppia accezione inglese di droga e medicinale). E per tener ferme le mani, alta la concentrazione e lontani i fantasmi, Thachery, proverà a cancellare i demoni calandosi nuovamente nell’inferno della dipendenza, una nuova sostanza farà il suo ingresso nel Teatro: l’adrenalina. Nel raggiungimento di un equilibrio chimico tra dipendenza e palliativo, tra cocaina ed eroina, in una miscela mefistofelica tra l’energia diurna e l’oppiaceo notturno, Thack, sfiderà la sifilide (che tornerà insieme al personaggio della sua ex fidanzata Abby) inducendo nell’organismo alte temperature attraverso la malaria.
Un filo narrativo - perlopiù semantico - nella nuova stagione lega due donne distanti, Lucy e suor Harriet, la prima punita dalla divinità paterna, un predicatore troppo (dis)umano per resistere alle confessioni della figlia, capace di guadagnare denaro elemosinando indulgenza e perdono per i peccati degli altri ma incapace di farsi veicolo del Signore quando a chiedere il perdono sarà il sangue del suo sangue. Sincerità e punizione corporale in una chiesa dove un altro tipo di farmaco è il perdono, oppiaceo dello spirito come lenitivo per l’animo umano, e nella chimica della trascendenza ecco subentrare la Giustizia, nella figura del censore che durante il processo a suor Harriet distingue la condanna dal perdono, il Dio della giustizia dal Dio della cristianità, la Legge da Dio, confondendo così l’umanità con l’onnipotenza giustizialista ed arbitraria, il libero arbitrio femminile dal senso di colpa e dalla condanna di matrice maschile.
Corpi umani equiparati a quelli dei maiali nei quali iniettare patologie (o drugs) per trasformarli in altro, più forti, più sicuri, più vincenti - come il wrestler Otto – ma pur sempre più decadenti e schiavi della propria decadenza morale ed esistenziale: ci "piace tutto ciò che sembra ... decadenza".