Adolescentes

di Sébastien Lifshitz

Sébastien Lifshitz segue Emma e Anaïs dai 13 ai 18 anni: due ragazze normali, come tutte, che proprio per questo ci mettono allo specchio.

Adolescentes-2019 recensione film Lifshitz-008

Emma e Anaïs. Due ragazze in una piccola città francese. Le loro attività quotidiane. Un regista che le segue dai 13 ai 18 anni: Sébastien Lifshitz, l’autore di Quasi niente e Wild Side, che nell’ultimo decennio si è diretto sulla strada del documentario. Una definizione che al cinquantunenne francese forse non piacerebbe: ha sempre respinto le etichette, rifiutando di bollare rigidamente il suo cinema, come quando si voleva costringerlo nel recinto del queer movie a inizio Duemila (eppure Presque Rien del 2002 fu un piccolo cult nella comunità Lgbt). Il suo è cinema e basta, ci tiene a precisare: ecco allora spiegata la non differenza tra finzione e documentario, che purtroppo ha relegato Lifshitz nei festival e lontano dalle sale, come per il bellissimo Bambi visto alla Berlinale 2013, una videoconfessione del transessuale algerino Jean-Pierre Pruvot sulla sua lunga carriera da showgirl sotto il nome d’arte di Bambi.

Adolescentes riporta Lifshitz prima a Locarno e poi alla Festa del cinema di Roma, nella lungimirante sezione parallela Alice nella città. Il regista e la sua crew, come detto, si appostano per cinque anni nella vita delle ragazze: dopo una breve introduzione video e fotografica sui primi anni d’infanzia, eccole oggi a scuola. Sono amiche per la pelle, Emma e Anaïs, seppure profondamente diverse: l’una è una ragazza magra e introversa, che viene fortemente indirizzata dalla madre, l’altra è una giovane con problemi di sovrappeso ma un perenne sorriso, con il quale affronta anche i nodi più complessi come la grave depressione materna. L’una farà l’università, l’altra già si avvia al lavoro di cura per bambini e anziani. Le due amiche vanno bene o male a scuola, litigano con i genitori, baciano i ragazzi. Sviluppano, mutano fisicamente. Sono persone normali. Insieme passano attraverso l’adolescenza.

Intorno a loro si dispiega un mondo, il nostro: nell’arco del quinquennio avviene l’attentato a Charlie Hebdo, la strage del Bataclan, il ballottaggio tra Marine Le Pen e Macron che porta alla vittoria di quest’ultimo. Così le giovani sono costrette a confrontarsi con l’attualità e le nubi di un tempo cupo, che come tutti vedono in televisione: l’apertura a questioni universali non è però l’obiettivo del cineasta, che semplicemente registra i fatti e su di essi si trova a riflettere. Allora in classe si parla del terrorismo, e in una cena domestica Anaïs - che altrove pare più immatura - si lancia in difesa dei musulmani contro i propri genitori. Ma la questione, prima ancora che nelle singole posizioni, viene centrata in una battuta illuminante di Emma: «Le Pen o Macron per me sono uguali». La naturale indifferenza, il distacco, il tutto visto come magma indistinto sono più contemporanei di molte idee esplicite.

Ed è questo il punto di Adolescentes: proprio la non eccezionalità delle protagoniste diventa la peculiarità del film. Il gesto di Lifshitz di scegliere due persone qualsiasi lo rende paradossalmente memorabile, perché Anaïs ed Emma sono due giovani come tutti, né più né meno degli altri. Per questo non convince il paragone automatico con Boyhood di Richard Linklater, a cui Adolescentes è stato immancabilmente accostato, pur essendo un oggetto diverso: Linklater inquadrava la crescita sempre attraverso il racconto di finzione, Lifshitz si “accontenta” della realtà. Anche quando non è particolarmente spettacolare o suona decisamente routinaria. Se boyhood significa adolescenza, infatti, qui nel titolo abbiamo invece adolescenti, in uno slittamento dal concetto complessivo ai singoli che reindirizza la lente sulle persone, fatte di carne e sangue. È un film profondamente personale perché lavora su un tema da sempre caro al regista (gli adolescenti sono spesso centro del suo cinema), ma volendo eventuali ascendenze bisogna guardare piuttosto a certo sperimentale, come i silent movies di Warhol: Lifshitz riprende le ragazze che dormono e si posiziona in attesa del risveglio.

Ciò che più colpisce nella visione di Adolescentes è però altro: malgrado la normalità delle giovani, con i suoi 135 minuti il film si fa subito travolgente. Anzi proprio per questo: vedere uno screzio con la mamma, un brutto voto, un dialogo ingenuo sul sesso costruisce presto una particolare empatia perché l’abbiamo fatto noi tutti. Così Emma e Anaïs, non troppo belle, non troppo simpatiche, a volte perfino sciocche, ci mettono teneramente allo specchio.

Autore: Emanuele Di Nicola
Pubblicato il 25/10/2019
Francia
Durata: 135 minuti

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