Love & Peace

Sion Sono firma una commedia pop natalizia che lascia intravedere alcuni barlumi di grande cinema e di talento, ma che non va oltre la mediocrità.

Love & Peace è la canzone dedicata a una tartaruga da compagnia di nome Pikadon. Il suo padrone è un impiegato fallito con il sogno frustrato di diventare una grande popstar. Quando i suoi colleghi scoprono del suo animale da compagnia, il protagonista viene profondamente umiliato e, in preda alla disperazione, lo abbandona in un wc. Attraverso le fogne, la tartaruga giunge in un luogo magico dove giocattoli animati e animali da compagnia abbandonati vivono in compagnia di un misterioso clochard. La tartaruga acquista il potere di esaudire i sogni del suo padrone, ma gli effetti collaterali non tardano a manifestarsi.

C’è davvero di tutto dentro Love & Peace: il cinema fantastico, il film di Natale per famiglie, il tokusatsu e il dramma romantico. Il tutto è declinato nello stile peculiare di Sion Sono, tra invenzioni visive elaborate e un immaginario immediatamente riconoscibile fatto di uomini ai margini della società, passioni travolgenti e disperante vitalità. In questo terreno ibrido tra alto e basso, tra tematiche profondamente autoriali e linguaggio da cinema commerciale o di genere, Sono si è dimostrato più volte un maestro: dal pinku eiga al musical, dall’action alla commedia, il suo cinema non è altro che una continua riformulazione delle stesse storie e delle stesse paure.

Il giovane impiegato/popstar interpretato da Hiroki Hasegawa è il nuovo folle, disperato, vitale personaggio nel già ricco bestiario del cinema di Sono: ridicolo, vessato e ambizioso, trova attraverso il desiderio una via d’uscita dal limbo in cui è stato gettato (o in cui si è ritirato per salvare se stesso dal mondo). Gli altri personaggi, purtroppo, convincono molto meno e la storia ne soffre: seguendo due fili narrativi alternati e sostanzialmente indipendenti, Love & Peace risulta sconnesso e la sua bellezza si tramuta rapidamente in noia o inconsistenza.

Di Sion Sono, regista e autore tra i più straordinari e inclassificabili del panorama nipponico, i cinefili e i critici preferiscono ricordare le prime opere, quelle folli girandole cinefile e macchine-mondo creatrici di immaginario. Capita ancora di ritrovare frammenti di quel talento nell’ultimo Sono, quello della produzione e regia di massa: in tutti e tre i film in concorso al Torino Film Festival – persino nel brutto Shinjuku Swan – si possono rintracciare autentichi squarci di grande Cinema. Love & Peace è, dei tre, forse il più interessante: progetto molto personale di Sono, il film è ricchissimo di spunti creativi e idee valide, tra cui la scelta di adottare l’animazione analogica (l’uso di pupazzi e animatronics per dare vita ai pupazzi e alla tartaruga) e un finale esplosivo e distruttivo che è difficile non apprezzare. Nel mezzo, purtroppo, la storia sembra girare a vuoto e pare che l’autore si muova con scarsa convinzione, non riuscendo più a trovare quella formula per amalgamare nel modo migliore forma e contenuto. Love & Peace strappa qualche sorriso, ma non va oltre la mediocrità. Da un regista come Sono è impossibile non aspettarsi molto, molto di più.

Autore: Alessandro Gaudiano
Pubblicato il 28/11/2015

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