Morning Star
Un viaggio intimistico per cancellare le proprie colpe, fra denuncia della guerra e smarrimento dell’individuo di fronte alla morte
"La stella del mattino ci guiderà."
Fare i conti con il proprio vissuto, con i legami che abbiamo creato, con le passioni che abbiamo attraversato, con gli ideali che abbiamo maturato e, magari, rinnegato: un’esperienza che ci accompagna periodicamente e che ci porta a interrogarci sulla direzione che abbiamo preso nella nostra vita. Tutto ciò trascinandoci dietro un inesorabile fardello attraverso boschi di incognite e vallate di solitudine, fardello del quale ci sforziamo di non ammettere la natura nonostante la nostra sorte ci indurrà a farlo. Questo è Morning Star, pellicola nella quale l’accoppiata formata da Luca Boni e Marco Ristori riversa tutta la sua abilità per ottenere un prodotto autoriale che scavi nella profondità dell’animo umano.
La storia è semplice: un guerriero medievale si fa carico del corpo del proprio migliore amico, caduto nell’ultima battaglia da loro affrontata, per riportarlo dai suoi avi e assicurargli degni onori e sepoltura. La narrazione procede con uno sviluppo altrettanto lineare, in quanto l’azione del protagonista si limita ad un viaggio malinconico e senza fine, interrotto di tanto in tanto dagli incontri con personaggi più o meno terreni, più o meno inquietanti; soprattutto tiene banco la costante presenza dello spettro dell’amico morto, che si intrattiene col protagonista in dialoghi colmi di tristezza e sensi di colpa, nostalgia e speranza. Se il deceduto compagno di avventure offre spunti di riflessione sull’importanza dell’amicizia nella vita di un uomo, gli incontri con gli altri esseri rappresentano dei momenti tematici che aprono le porte a discussioni sulla vacuità della guerra, sulla necessità dell’amore, sul libero arbitrio, sulle degradazioni dell’essere umano. Un viaggio a episodi che segue una linea ben precisa, in cui gli incontri si fanno sempre più surreali con lo scorrere del tempo e in cui la meta si manifesta sempre più lontana e illusoria, fino all’ammissione dello smarrimento dell’uomo di fronte a un obiettivo il cui raggiungimento non rientra nel suo destino.
Il protagonista di Morning Star è un eroe misero costretto a vivere la sua avventura con il miraggio di una destinazione che appare tanto più lontana quanto più si rende conto di come la sua vita sia stata vana: vana negli affetti, vana nella gloria, vana nella sua professione di soldato. Il viaggio fisico si tramuta così in un viaggio interiore, nel quale lo spettatore è invitato a rispecchiarsi aiutato dal fatto che il protagonista è un personaggio privo di nome, proprio a sottolineare l’universalità della vicenda portata sullo schermo. Così come universale si presenta la condanna della guerra: la battaglia a cui si assiste all’inizio del film appartiene ad una guerra anonima, che per altro non vede vincitori bensì solo vinti; il conflitto bellico viene additato come portatore esclusivamente di morte a prescindere dal tempo e dal luogo in cui esso si verifica, riportando alla memoria la medesima denuncia totalizzante della guerra che fece Kubrick nella sua prima opera Paura e desiderio.
Il film presenta diversi passaggi onirici e pindarici. Nel finale il tempo si comprime audacemente e l’immaginazione sulle dinamiche della morte porta alla conclusione che “i tempi sono cambiati”, come viene affermato dal soldato prima e dal prete e dal re magico dopo. Questo passaggio di battuta fra i personaggi è significativo: nella prima occasione il protagonista la enuncia rivolgendosi a un vecchio che aveva salvato, vecchio interpretato dallo stesso attore che ritroviamo poi nei panni del padre confessore del guerriero e del patetico monarca che cerca di ucciderlo; si sottolinea in questo modo come le parole e le azioni dell’eroe tendano a girare intorno a quest’ultimo in una spirale via via più stretta con l’approssimarsi della rivelazione finale. Il finale giunge in verità in maniera blanda, senza alcuna escalation che ne faccia presagire e desiderare con curiosità l’arrivo, quasi a tramutare la stanchezza del protagonista in stanchezza della storia, una storia che non vuole più andare avanti senza ottenere risultati e decide di interrompersi.
Del resto ciò che c’era da mostrare viene già mostrato prima dell’epilogo: gli incontri con i vari personaggi hanno anche la funzione di illustrare realtà e mentalità medievali come dei quadri ricchi di suggestione. Veniamo immersi in quel mondo lontano, misterioso e oscuro che è il Medioevo: l’onore cavalleresco, la vita da eremita nei boschi, la caccia alle streghe, la superstizione religiosa sono alcuni degli aspetti che vengono approfonditi, ricalcando con questa operazione il lavoro di Bergman compiuto con Il settimo sigillo, opera con la quale Morning Star condivide la struttura del viaggio a episodi che dispiegano la visione dei registi sul Medioevo tramite le avventure di un cavaliere accompagnato dalla personificazione della Morte.
La pellicola gode di scelte visive di impatto, a partire dal reparto costumi (con vestiti logori a sottolineare povertà materiale o morale e armature storicamente fedeli), passando per le scenografie (i paesaggi della Toscana aiutano molto) e finendo all’eleganza di certe inquadrature, come quelle del campo di battaglia in cui spade ed elmi in primo piano incorniciano i personaggi o il sole che sorge, o quelle di alcuni tenebrosi cavalieri che si ergono minacciosi in controluce. Da sottolineare la scelta registica, in un periodo in cui si cerca a tutti i costi di imitare nei duelli lo splatter di moda tarantiniana, di far combattere i personaggi con uno spargimento di sangue ridotto ai minimi termini, in omaggio ai grandi film epici del passato. Nel complesso la pellicola del duo Boni-Ristori è qualcosa di squisito, con alcuni punti deboli nella sceneggiatura e, a volte, nella recitazione del protagonista, ma con ben più numerosi pregi. Il film pecca forse nell’essere un po’ troppo criptico. La chiave d’interpretazione è l’incontro con il re decaduto: in questa scena vi è un chiaro rimprovero agli errori compiuti dal soldato, errori che richiedono un’espiazione da parte del protagonista, reo di non aver saputo scegliere la giusta via. Morning Star è un viaggio nell’anima di una persona, costretta in un vero e proprio purgatorio a lottare fra la nobile fedeltà al valore dell’amicizia e il tremendo senso di colpa per aver lasciato morire la donna che amava, un viaggio tra desiderio e mortificazione in cui tutti noi possiamo immediatamente identificarci. Tutto questo trascinandoci dietro un inesorabile fardello attraverso boschi di incognite e vallate di solitudine, fardello del quale non possiamo più nascondere la natura: noi stessi.