Netflix - L'arrivo del lupo

L'arrivo di Netflix in Italia ci porta a riflettere sulle evoluzioni di cinema e serialità, sulla costruzione di un'identità produttiva e su come cambierà l'audiovisivo con la distribuzione on-demand

C’era una volta un tranquillo paesino in mezzo al bosco, i cui abitanti amavano riunirsi attorno al focolare per seguire le proprie storie preferite. Tuttavia voci di un’ombra crescente giungevano da Ovest, si diceva che oltre oceano un gigantesco lupo stesse raggiungendo un villaggio dopo l’altro, offrendo a ciascuno doni tali da sconvolgere tutti i cantastorie locali. Gli abitanti del nostro paesino iniziarono quindi a temere e preannunciare l’arrivo del lupo, con profezie che alla fine della giornata si rivelavano regolarmente mendaci. Tuttavia, come in ogni favola che si rispetti, alla fine il lupo arrivò per davvero…

Negli ultimi anni in Italia siti e giornali hanno fatto a gara per intercettare per primi il fatidico arrivo di Netflix nel bel paese, una rincorsa che ha portato ad una serie di scoop e rivelazioni basate su indiscrezioni di poco conto e leak montati ad arte. Tuttavia, a forza di sbandierare l’arrivo del lupo, alla fine qualcosa si è mosso per davvero, tanto che adesso Netflix è atteso sulle nostre connessioni con una data precisa (ottobre), un tariffario coordinato con quelli internazioni (tra gli 8 e i 12 euro mensili) e un database che ci si aspetta in rapida espansione. Un piano di attacco fatto da un gigante consapevole della propria portata e forte di un’ambizione tale da scatenare il panico tra i suoi concorrenti, diversi dei quali già pronti a correre ai ripari con accordi bilaterali che arginino il colosso californiano fondato da Reed Hastings e Marc Randolph.

Ma non è dell’atteso ciclone economico che vogliamo occuparci con questa copertina. Chiaramente l’arrivo di Netflix servirà a svecchiare e rimodellare logiche distributive e fruitive vecchie di anni, tuttavia questa notizia ci permette piuttosto di riflettere sul carattere ontologico della realtà in oggetto, protagonista fondamentale della ridefinizione dell’audiovisivo contemporaneo.

Quasi fossero studios hollywoodiani dei primi anni del Novecento, le reti televisive di oggi non possono prescindere da una forte identità, concetto dalle ricadute estetiche e poetiche ma che soprattutto nasce dalla base di ciascun canale, il suo pubblico. La cosa è particolarmente vera per realtà via cavo con HBO, Showtime, AMC, che con i propri show hanno tracciato un percorso e un legame, un brand. Impegnata da poco in questa direzione ma in grado già di offrire pezzi da novanta nel proprio inventario (House of Cards, Orange Is The New Black, Sense8), Netflix si è mossa in tal senso con la sua consueta, profonda, consapevolezza, impegnandosi a tracciare con la propria produzione seriale un percorso di indiscutibile potenza. Di questo ci parlerà anzitutto l’intervento di Attilio Palmieri, cui spetta il compito di focalizzare la nostra attenzione sulla produzione audiovisiva di Netflix in relazione alle sue nuove modalità di produzione/distribuzione/fruizione.

Sulla stessa strada prosegue l’articolo del sottoscritto, nel quale si cerca di riflettere sul concetto stesso di audiovisivo all’interno della dicotomia cinema/tv: per quanto ancora chiameremo televisione narrazioni seriali prodotte da servizi di streaming, presentate magari ad un festival e fruibili ugualmente su telefoni, schermi portable e pc? E quando sarà la volta di un autore importante, impegnato a distribuire il suo film direttamente on demand, magari in parallelo ad una distribuzione cinematografica campionata, cosa resterà del rapporto tra la natura cinematografica di un audiovisivo e la sua fruizione dentro e fuori dalla sala? A partire da queste domande finiremo a parlare di Daredevil e dell’accordo Netflix/Marvel, che stringe il rapporto tra cinema e “televisione” a livelli inediti.

Infine chiude le danze Lulù Cancrini, che riprendendo il discorso della costruzione di un’identità chiama in causa il celebre algoritmo di Netflix, capace di interagire con le nostre visioni passate e di applicare tali informazioni alla produzione di futuri prodotti. Non servono più pilot e test screening, oggi sono i numeri a dire alla “rete” se e come una tale serie potrà essere recepita dai propri utenti, una consapevolezza da cui sono nati quei recuperi di serie interrotte da altre reti e portate ad una loro naturale conclusione dalla nuova casa Netflix (Arrested Development e The Killing tra le altre).

Anche da qui passa la costruzione di un’identità, l’ennesimo carattere di un gigante all’interno del quale sta profondamente cambiando l’assetto della narrazione audiovisiva contemporanea.

Buona lettura!

Autore: Matteo Berardini
Pubblicato il 06/07/2015

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