Spocchia ha da tempo preso la sua decisione: si vive meglio pensando solo per sé. Peccato che Spocchia sia uno scoiattolo che vive in un parco insieme a molti altri suoi simili che si arrabattano per raccogliere le scorte necessarie per l’inverno, sotto la guida del procione Boss, e che si sia inimicato da tempo, con il suo fare ribelle, il favore della comunità. Un’ultima intemperanza e il roditore viene esiliato, cacciato e costretto a sopravvivere in una caotica giungla urbana, finché con il suo compare Buddy, un topolino che lo insegue in ogni dove, non si imbatte nel paradiso sulla terra, ovvero un negozio di noccioline gestito da una banda di omaccioni in realtà ben poco affidabile. Gli energumeni stanno infatti progettando un furto alla banca vicina, ma la cosa non interessa a Spocchia che decide di organizzare una propria personale rapina e assicurarsi da mangiare per parecchio tempo. Ma anche gli animali del parco, spaventati da una possibile carestia, stanno allertando una spedizione di salvataggio capitanata da Vanesio, l’eroe del posto che vive della propria fama, e l’intrepida Andie. Ben presto nel negozio di noccioline ci sarà un gran movimento di uomini, scoiattoli, topi alle prese con ingegnosi tunnel sotterranei, per un risultato esplosivo.
Nel 2005 Peter Lepeniotis, già animatore per la Pixar, dirigeva il cortometraggio d’animazione Surly Squirrel su uno scoiattolo egoista che cerca di rubare un pezzo di pizza abbandonato nell’immondizia senza volerlo dividere con nessuno degli uccelli che vivono nel suo parco. Nut Job – Operazione noccioline è l’adattamento in forma di lungometraggio di quella prima idea originaria, con una maggiore costruzione dei personaggi e delle loro personalità. Benché non si conoscano i motivi per cui Spocchia è tanto inviso alla sua comunità né per quali rancori regressi, malgrado i suoi talenti naturali, abbia deciso di operare per l’esclusivo soddisfacimento delle proprie esigenze ignorando quelle altrui, si intuisce una ferita passata, un antico fraintendimento alimentato da Boss, simbolico padre repressivo che non ama il libero arbitrio di chi dovrebbe stare ai suoi comandi. Il protagonista negativo del corto iniziale, avido e senza scrupoli, pronto perfino a sbarazzarsi dei propri complici per non dover dividere con nessuno il bottino delle proprie ruberie, si è evoluto così in un personaggio dalle tinte chiaroscurali che sembra aver bisogno, nella propria risentita solitudine, solo di una voce amica e di un consiglio saggio per ritrovare la propria umanità e la gioia di vivere in gruppo condividendo con gli altri gioie e dolori comuni. Nut Job – Operazione noccioline elabora un percorso di crescita spirituale in un contesto che rimanda alle tipiche ambientazioni noir dei film gangster americani degli anni Cinquanta facendo leva su un gruppo di comprimari piuttosto monolitici nelle loro caratteristiche stereotipate – la bella e impavida eroina, l’amico fedele, i ladri più stupidi che cattivi – senza però allontanarsi troppo da una narrazione che richiama lo stile slapstick dove più che il racconto conta il divertimento della gag del momento. Così il film è una divertente storia senza troppe pretese, con un onorevole messaggio morale sul vivere nella collettività e qualche buona sequenza: niente a che vedere con i capolavori cui ci hanno ambientato geni dell’animazione come la Pixar, ma buono per far passare ai bambini un pomeriggio tranquillo, il che, per genitori bisognosi di tenere occupati i propri figli per un’oretta e mezza, è sempre un’ottima cosa.