Piovono polpette 2 – La rivincita degli avanzi è un caso davvero strano da analizzare, tanto assurdo e stordente durante la visione quanto complesso da decifrare a mente fredda. Si tratta infatti di un enigma e un inganno: un film d’animazione apparentemente destinato al pubblico più giovane che immediatamente si rivela, in maniera più estrema del suo predecessore, un prodotto surreale, folle e sfuggente, di certo molto più adulto di quanto si pensi ad una prima occhiata.
Partiamo col dire che il film diretto da Cody Cameron e Kris Pearn non assomiglia per nulla al resto del cinema d’animazione mainstream statunitense. Non cerca di avvicinarsi ai canoni estetici della Pixar come inutilmente tenta da anni di fare la DreamWorks Animation, né lambisce la classicità dei nuovi classici Disney in 3D. L’animazione di Piovono polpette 2, di matrice Sony Pictures Imageworks, è sicuramente ricca ed elaborata ma non sembra preoccuparsi troppo dei particolari né di creare un mondo troppo coerente con se stesso. I personaggi sono a loro modo stilizzati, cartooneschi e “liquidi” tanto nelle movenze quanto nel carattere, mantenendo una bidimensionalità ed un’elasticità metafisica tipica dei Looney Tunes, dei quali indossano e reinterpretano spesso e volentieri tic, smorfie ed espressioni. Nell’universo fittizio in questione le leggi della fisica sono più inutili che in qualsiasi opera Pixar, i colori sono sempre saturi, estremi, sono lì solo per colorare. Gli spazi sono schizzati, esplosi, destrutturati. Ogni cosa in Piovono polpette 2 è portata al limite dell’esasperazione, quasi richiamando quel caleidoscopio apocalittico che è la Cartoonia di Chi ha Incastrato Roger Rabbit. Questa gestione folle e spiazzante dei luoghi, delle architetture e delle fisicità dei personaggi è, volendo, più accostabile alla libertà di un Miyazaki piuttosto che riconducibile ai codici dell’animazione nordamericana contemporanea.
Se le differenze tra canoni stilistici non bastano di per sé a valorizzare un prodotto, passiamo al tema della scrittura poiché anche dal punto di vista drammaturgico siamo di fronte a qualcosa di strano e diverso. Tenendo ben presente la comicità esasperata e slapstick di Tex Avery e coniugandola con un sapiente mix di dolcezza ed innocenza, Piovono polpette 2 offre un esperienza spettatoriale davvero curiosa. Ci si trova a ridere per cose al limite del demenziale ma spesso, al contempo, raffinatissime, spesso semplicemente assurde: l’espressione fissa e sbigottita di un personaggio protratta ben oltre un minutaggio canonico, i lampi di surrealismo che attraversano costantemente la narrazione, la fantasia con cui sono caratterizzati persino i comprimari animati più marginali. Forse la vera forza del film è che ogni personaggio è un “caratterista”.
E’ quindi rara e preziosa quest’opera che si muove con leggerezza sempre sopra le righe senza risultare stucchevole: è infatti forse uno dei pochi casi di film per giovanissimi in cui si divertono anche i grandi senza il ricorso ad escamotages intellettuali, né costruendo le “battute per i piccini e quelle per i genitori” a compartimenti stagni. Piovono polpette 2, allucinante sin dall’idea che lo ha generato, non solo ritorna sul luogo del delitto del primo film ma si sbilancia persino in invettive para-ambientaliste ed anti-capitaliste. Cosa chiedere di più? Nulla: la fragola-mogwai che fa da mascotte durante tutto il film vi farà innamorare come nemmeno lo sguardo languido del gatto con gli stivali di Shrek seppe fare.