Questi giorni
Il film di Piccioni si perde, sbaglia continuamente strada, imbocca vicoli senza uscita, divieti e controsensi, lasciandoci persi e confusi in un labirinto di porte aperte e mai più chiuse.
Quattro ragazze in viaggio verso una destinazione insolita, l’andamento incerto di chi non ha stabilito ancora una meta definita ma si avvicina, con movimenti timidi e tentennanti, verso l’obiettivo. Caterina (Marta Gastini), Luliana (Maria Roveran) Angela (Laura Adriani) e Anna (Caterina Le Caselle) si muovono con passo esitante nel viaggio verso Belgrado, dove un nuovo futuro attende Caterina, aspirante scrittrice e voce fuori campo. Ovviamente il viaggio dall’Italia a Belgrado è solo un pretesto per raccontare un’amicizia, il suo solidificarsi e il successivo perdersi, sconfitta dal passaggio che dalla “vita giovane” conduce alla “vita adulta”. In questo passaggio così come nel viaggio, Questi giorni di Giuseppe Piccioni si perde, sbaglia continuamente strada, imbocca vicoli senza uscita, divieti e controsensi, lasciandoci persi e confusi in un labirinto di porte aperte e mai più chiuse. Ci sono spinte centrifughe irrisolte e incoerenti, che minano la solidità strutturale di una trama già conclusa in se stessa.
L’amicizia che sembrava dovesse durare per sempre svanisce nel turbinio degli eventi, delle scelte fatte o subite. Non resta che il ricordo di Questi giorni a Belgrado, quando il districarsi degli accadimenti nascondeva la soluzione di ognuna di loro.
Le quattro protagoniste barcollano fra stereotipi, superficialità e prevedibilità, in un road movie fuori tempo. Prima del viaggio, nella non- identificata provincia italiana, le ragazze si dimenano tra università, lavoro, fidanzati, malattie e famiglie, in un calderone di tematiche disorientanti. Margherita Buy madre di Liliana, brilla nella sua interpretazione, così come il professore Filippo Timi, seppure entrambi i personaggi siano deboli, scoordinati rispetto al film. Quando arriva il road- movie il tempo del racconto si allunga, si ferma a contemplare le ragazze ma non le racconta. Oscuri i motivi della scontrosità di Caterina, dell’insofferenza di Angela, della fanciullezza di Anna. Dall’altro canto, il fratello prete, il serbo Milos, il fidanzato Filippo e il padre di Angela fanno parte invece di una schiera di figure maschili necessarie per equilibrare il mondo lunatico delle donne. Il ritmo accelera, il tempo si allarga, sorpassa se stesso ed incalza; quando, dopo il viaggia, arriva il tempo del rientro e delle conclusioni tutto quello che era già scritto si rivela, e le nuvole di Belgrado lasciano il posto al sole.