Us and Them
Distribuito da Netflix, l’esordio della regista cinese Rene Liu è il racconto dolce e malinconico di due giovani che si rituffano nel passato per rivivere i ricordi della loro storia d’amore e ritrovare un più autentico senso di sé.
È molto dolce l’esordio alla regia dell’attrice e cantante cinese Rene Liu, Us and Them, titolo che fortunatamente, dopo il successo in patria, è approdato in Europa grazie alla mediazione di Netflix. Questa è la prima impressione durante e dopo la visione, ma che in realtà si conferma anche in seguito a un’analisi più approfondita. Del resto sembra proprio questo l’indirizzo dell’autrice, cioè la volontà di raccontare la storia di un legame che scaldi il cuore dello spettatore: in definitiva intrattenere mediante la lenta profusione (lunga due ore) di un rapporto che si consolida e poi si sfalda, e poi si riconsolida e si sfalda ancora. A suggerire la riuscita dell’operazione è, più di tutto, l’appagamento percepito alla sua conclusione (nonostante l’esito fortemente malinconico della vicenda), il godimento di una storia romantica a bassa quota, senza clamori, che impiega ogni sua parte per iniettare di emotività anche l’epidermide dura dello sguardo più analitico, di quello più critico. Ma ovviamente c’è anche qualcosa in più.
Us and Them è, in buona sostanza, la storia di due giovani che si amano, Xiaoxiao (Zhou Dongyu, che ritroveremo in Better Days) e Jianqing (Jing Boran), entrambi soli a Pechino per cercare fortuna al principio degli anni Duemila e incontratisi su di un treno colmo di gente nel viaggio di ritorno a casa durante il Chunyun (quel lungo periodo che comincia poco prima del Capodanno Cinese e prosegue per i successivi 40 giorni, in cui si mobilita un traffico enorme di gente in viaggio, tra ritorni e spostamenti in vacanza). Da qui il film migra continuamente, spaziando tra sequenze ambientate nella povera tavola calda provinciale del padre di Jianquing e quelle nelle stanze anguste e luride dell’appartamento pechinese. È qui, nella ristrettezza di uno spazio in cui i due corpi si accavallano, si respirano addosso e meditano sul giro di uomini che Xiaoxiao deve frequentare per il compimento della sua arrampicata sociale nella capitale, che la gelosia di Jianquing prorompe, e la parabola sentimentale si pronuncia verso l’alto. Il congegno narrativo dispone i due personaggi sempre secondo una logica di necessaria interdipendenza, nel senso che i tratti dell’uno e dell’altro si rendono significativi e acquisiscono spessore solo nella reciprocità, nello scambio. Us and Them assume così le forme di un processo di co-costruzione dei personaggi che si realizza mediante il sostegno reciproco e ostinato contro il lento deragliamento dei sogni giovanili. In quella stessa interdipendenza tra Xiaoxiao e Jianquing si nasconde però pure l’incapacità dei due di autogovernarsi, di stabilire compiutamente la rotta tra l’amore e l’acquisizione di responsabilità della loro maturazione, che sconfinerà in definitiva nell’allontanamento.
Un solco netto separa prospetticamente la gioventù dei protagonisti dalla maturità secondo un distanziamento temporale che cristallizza il loro futuro, circa 10 anni dopo il loro primo incontro, nel bianco e nero di una notte invernale trascorsa dai due in un hotel. È da questa reunion che il racconto si costruisce in forma di analessi ed è a questa che la conclusione torna circolarmente, recuperando un approccio alla ri-esplorazione narrativa del passato già propria di One Day (2011, di Lone Scherfig), in cui si procedeva a dilatare su un ampio asse di tempo (anche lì più o meno decennale) i tasselli del mosaico di ricordi propri dei due protagonisti. Il film di Liu è meno sistematico in quest’operazione, giacché le immagini in bianco e nero saltano frequentemente e senza regolarità a scompaginare la continuità del ricordo a colori, rendendo in tal modo pure più sintomatica la differenza: il them che non è più us sta nella stanza d’albergo nell’inverno della maturità, nella perdita dell’identità, della consistenza e dell’innocenza dei sentimenti che si è fatta ora alterità, astrazione, voce distante.
Già con il bellissimo Comrades: Almost a Love Story (1996), Peter Chan aveva raccontato il conflitto insolubile dell’amore impraticabile contro il senso di responsabilizzazione, il problema del sostentamento, le costrizioni sociali nella metropoli cinese che tutto assorbe, consuma. E Us and Them fa esattamente la medesima operazione; che non significa plagiare ma porsi in continuità, ereditare una storia di cui al più cambiano gli interpreti, non il referente, non il topic, non il sentimento della rivalsa e dell’affermazione ad amare e a farsi investire da esso. Una storia che molti autori cinesi e hongkonghesi necessitano di ripetere e rinsaldare attraverso il cinema, come se tale azione divenisse un mantra per sfuggire al dispositivo del capitalismo sfrenato, del controllo statale, alla corrosione identitaria, per ricordarsi con le immagini la forma dei sentimenti, e come viverli autenticamente.