Reversal – La fuga è solo l'inizio
La vendetta è un piatto che va servito caldo...ma che si raffredda velocemente
Reversal, film di serie B del regista José Manuel Cravioto è un rape and revange anomalo – senza rape e con molta vengeance - che si struttura partendo dallo snodo drammatico classico del suo filone per proseguire verso una direzione inversa e allo stesso tempo sequenziale. Il film si apre con Eva, una Tina Ivlev molto brava e credibile nella parte di eroina vendicatrice, che fugge dalla prigione dove è stata condotta, torturata, seviziata e violentata, e tenendo in ostaggio il suo aguzzino, inizia un percorso all’indietro, casa per casa, alla ricerca delle altre ragazze che hanno dovuto subire la sua stessa sorte. Tutto questo avviene in un arco di tempo molto ben definito e limitato, dalla notte della fuga all’alba del giorno dopo.
Il regista non ci mostra mai la violenza corporale sulle malcapitate vittime femminili ma riesce comunque nell’intento disturbante e feroce nel suggerircela attraverso gli ambienti che affronta e racconta, gli stessi attraversati dalla vendetta personale della protagonista. Sovvertendo i tre fattori che ne determinano il genere di riferimento (rapimento e violenza – fuga e riabilitazione – vendetta), Cravioto mischia le tre carte in tavola unendo due filoni simili e complementari, quello appunto del rape and revenge a quello del vengeance e, modificando così la sequenzialità dei tre fattori, riesce a creare qualcosa di superficialmente nuovo. Il soggetto così modificato dà l’impressione allo spettatore di una basilare novità filmica ma ad uno sguardo ben più distante risulta come un’operazione matematica furbescamente orchestrata, dove al cambiare della posizione degli elementi il risultato rimane sempre lo stesso. E se il prodotto della moltiplicazione lo si vuole trovare all’interno di una visione di puro cannibalismo di genere, fame di qualcosa di nuovo da scoprire dentro architetture già viste e confezionate a priori, ne saremo certo ampiamente soddisfatti. La soluzione di non mostrare la scelta, il rapimento e la tortura toglie quel respiro (brutale e voyeuristico) necessario alla caratterizzazione del cattivo ed allo stato di succube della visione spettatoriale che dovrebbe coincidere empaticamente con quello della vittima, quindi anche, alla forza della vendetta che ne segue, strutturando così una storia che viene soffocata proprio dalla sua stessa lineare struttura. Raffreddando così, attraverso la logica sequenziale, il tutto. Oltre al fatto che la solidità del soggetto spesso e volentieri risente di un sceneggiatura inverosimile ed alquanto brodosa. La rabbia giustificata di Eva viene smorzata dalla logica conseguenza delle sue re-azioni, posizionate così tanto in fila indiana da risultare scavalcabili con un semplice salto ben calibrato.
Reversal – La fuga è solo l’inizio è un film adatto per stringersi o legarsi (bound – come nel titolo originale) un po’ più stretti alla propria dolce mezza metà, in una notte piovosa d’ottobre, su un letto caldo o in un drive-in - e non in sala - aspettando che passi quell’ora e venti – durata quantomeno accessibilissima – con un occhio a testa aperto che guarda e due bocche che si uniscono, in una cannuccia dentro una limonata.