Sons of Anarchy (7° st.)

There will be blood: l'inevitabile e sanguinoso epilogo dell'Amleto di Kurt Sutter

Dopo sette anni di scorribande, la ciurma dei pirati della strada guidati dal capitano Jax Teller (Charlie Hunnam) si accinge a saccheggiare l’ultimo porto. Dopo sei anni di stagioni perlopiù esaltanti, ed una sceneggiatura di shakespeariana drammaticità, l’epilogo era ormai inevitabile.

Chi ha seguito l’opera di Kurt Sutter, dallo spettatore acuto al più ottuso fagocita di serialità americana, non può non aver apprezzato il complesso gioco di troni che ha circondato la piccola Charming ed i suoi dintorni, terre di confine. Luoghi come Stockton, Lodi, la contea di Redwood, per non parlare dei suoi protagonisti sono ormai tropi di un mini universo a sé stante nell’immensa California. Kurt Sutter ha operato in modo tale da riuscire a far convivere due anime in un solo telefilm: da una parte quella barbarica, violenta ed iper-fisica, dall’altra una profondamente filosofica e attenta ai risolvi psicologici. D’altronde il creatore ha dichiarato più volte la sua passione per le sceneggiature di John Milius, e l’impressione è di aver ammirato la mirabile fusione di un prodotto che guarda alla filmografia miliusiana assieme alla complessità de Il Padrino.

I due volti di Sons of Anarchy si rispecchiavano nelle divisioni internet del club; da una parte i saggi e i moralisti (Bobby, Piney, etc.), dall’altra gli irrazionali guidati dall’istinto, fedeli cani da battaglia (come Tig). Nella linea di mezzo i borderline, poeti della violenza, cowboy post-moderni, cioè i Jax, Clay, Opie, Chibs. Tuttavia la complessità caratteriale di SoA si sfalda nelle prime tre puntate della settima stagione, in preda alla vendetta di Teller. Il club si rinchiude nella rabbia dell’Amleto di Charming e tira dritto, facendo strage di innocenti in nome di un bene superiore, la vendetta. Chi scrive allora è rimasto perplesso e deluso dall’inizio di questo epilogo, l’impressione è che sei anni di complicate scritture siano stati letteralmente bruciati in nome di un dramma che lascia a bocca aperta e asciutta. Certo è che le premesse dell’escalation finale erano presenti, disseminate per sei stagioni. Tara era sempre stata la linea di demarcazione nella vita di Jax, la donna che non era una old lady, ma piuttosto la salvezza dalla wilderness del biker. Sulle sicurezze borghesi emesse dal personaggio di Tara, all’ombra del sogno di tipica una famiglia americana, Jax Teller e di conseguenza il suo club passeggiavano sul filo del rasoio, capaci in un solo giorno d’uccidere e pentirsi in nome di un bene superiore, quello appunto della famiglia. Ma sulla pelle di Jax e dei suoi è marchiato il simbolo della Morte. Anzi, della morte in forma di Mietitore.

Ad una lettura più profonda l’epilogo drammatico del club non sta tanto nella morte di Tara, ma affonda le radici già alle origini della serie, con la morte della moglie di Opie (Ryan Hurst). Il percorso stesso del migliore amico di Jax, culminato con un atto d’amore fraterno ma di inevitabile brutalità, aveva preannunciato la perdita dell’ultima innocenza. Jax Teller richiama in tal senso l’Ethan Edward di Sentieri Selvaggi, lo storico personaggio di John Wayne che nel finale del capolavoro fordiano abbandona la civiltà in nome della sua realtà essenza, il selvaggio del deserto americano. La sua è una scelta, però, volontaria. Ecco, Teller abbandona come Ethan la civiltà, subentrando nell’inconscio primitivo della wilderness ma in preda ad un istinto irrazionale vendicativo.

Nel finale della terza puntata Gemma dimostra, come il figlio, di essere impazzita in preda alla sua potenza distruttiva. E’ facile immaginare come la sua figura possa esser destinata a perire. E’ una Medusa, una mangiatrice di uomini, amanti e di figli. Le speranze di interessanti risvolti narrativi sono nel personaggio di Chibs, nel suo avvicinamento (forse erotico?) al personaggio femminile del nuovo sceriffo. L’epilogo si è aperto malino, ma le possibilità di avere un finale esplosivo sono altissime.

Autore: Diego De Angelis
Pubblicato il 29/09/2014

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