Sorry For Your Loss
La prima serie tv distribuita su Facebook Watch è una storia sul lutto intensa e piena di sfumature, dominata da una bravissima Elizabeth Olsen.
L'immagine promozionale di Sorry For Your Loss, un primissimo piano di Elizabeth Olsen che guarda dritta nell'obiettivo, è una duplice dichiarazione d’intenti per la prima serie televisiva sviluppata da Facebook e trasmessa sulla nuova piattaforma Facebook Watch.
In primo luogo dichiara la centralità della propria protagonista, la giovane vedova Leigh, all'interno della narrazione: nonostante il racconto ampli con il tempo il proprio punto di vista a tutti i membri della famiglia, è il percorso di Leigh a fare da perno all'evoluzione della storia. Gli stadi dell'elaborazione del suo lutto sono il motore narrativo principale della serie ideata da Kit Steinkellner, che accompagna la sua protagonista dalla negazione attraverso l'elaborazione fino all'accettazione della morte del marito Matt, raccontandone nel frattempo anche un cambiamento molto più individuale; la volontà di indagare un punto di vista così peculiare sul lutto impone infatti alla serie la necessità di approfondire Leigh anche al di fuori del vincolo e dei sentimenti matrimoniali, caricandola di nuance e sfaccettature che vanno ben oltre il dolore e lo spaesamento che pur dominano la sua condizione.
Non a caso la conosciamo a lutto già avvenuto, mentre cerca faticosamente di evitare di ridurre la propria esistenza a quell'evento traumatico di tre mesi prima – e da quel momento la serie e lo spettatore seguono passo dopo passo il doloroso confrontarsi di Leigh con l'obbligo di affrontare la realtà (decidendosi a tornare nella casa che divideva con Matt) e con l'impossibilità di categorizzare un'esperienza così enorme come la perdita di una persona cara (nei momenti in cui si confronta con il lutto altrui attraverso una giovane vedova che cerca la sua amicizia). Soprattutto però Leigh deve confrontarsi con la situazione di solitudine connaturata alla vedovanza: per quanto affetto si possa ricevere da famiglia e amici, ci sarà sempre un momento in cui la loro vita ricomincerà ad andare avanti, lasciando chi ha subito la perdita alla necessità di affrontare da soli il proprio futuro, prigionieri di un dolore impossibile da condividere con chiunque.
La seconda presa di posizione di Sorry For Your Loss è legata al viso di Elizabeth Olsen e in particolare a una precisa una scelta stilistica, che non soltanto si concentra sulla ricerca di una naturalezza che si rifà allo stile del cinema indie (con una splendida fotografia in toni di grigio che vela il sole di Los Angeles di una perenne foschia emotiva), ma che fa del corpo della protagonista un veicolo espressivo primario delle emozioni proprie e altrui.
Attraverso il suo volto,l'attrice offre una prova eccellente e ricchissima di sfumature, ma è attraverso il proprio corpo, e in particolare l'abbigliamento, che riesce a raccontare ancora di più: i vestiti di Leigh segnano le fasi differenti del suo lutto, partendo dalla scelta di indossare costantemente abiti “lavorativi” (in questo caso sportivi, dato che insegna nella palestra della madre) fino ad arrivare all'abito assurdamente inadeguato della propria festa di compleanno, indossato come una maschera di felicità che carica l'imbarazzo del momento di un ulteriore disagio. In ultimo c'è la scelta di partire per una vacanza a Palm Springs – prenotata con Matt e mai disdetta – senza costume da bagno e soltanto con maglietta e pantaloni neri, sostituiti da un vestito lungo che è ancora un'altra maschera, indossata insieme a una biografia inventata che le permette di uscire da sé per una notte, riprendendosi la propria sessualità in senso sia fisico che emotivo.
Agli occhi di sé stessa e degli altri, la fisicità di Leigh diventa così uno specchio (a volte fedele, a volte ingannevole) di un'interiorità che la donna nasconde dietro un velo di cocciutaggine nel vivere il proprio lutto senza rifarsi a nessun modello o luogo comune, spesso dimenticandosi delle conseguenze che il suo dolore e la sua rabbia, in assenza di filtri, hanno sulle persone che la circondano.
L'assenza di pudore nella sofferenza la porta quindi a scontrarsi col fratello e la madre di Matt, con la propria madre, con la sorella e con il suo migliore amico, spesso colpevoli di nulla se non di volere (e poter) vivere le proprie vite e portare avanti il proprio lutto privato attraverso modalità che mettono Leigh di fronte alla propria, inevitabile inadeguatezza al cospetto di un evento del genere.
A Sorry For Your Loss non interessa soltanto l'elaborazione del lutto o il percorso personale di Leigh, ma anche raccontare i fragili equilibri dei sentimenti di coppia e l'impossibilità di conoscere davvero le ragioni e l'interiorità dell'altro. Per farlo la serie inserisce il punto di vista di Matt all'interno della narrazione con un episodio interamente dedicato alla storia della sua depressione, che offre una rilettura a contrasto e al tempo stesso a completamento dei ricordi di Leigh. La condizione del non sapere, che tormenta la donna dal momento della morte di Matt ma che lo spettatore arriva a conoscere solo gradualmente, finisce per offrire ulteriori dettagli al suo percorso, che diventa così non soltanto un superamento del trauma ma una ricerca di completezza e verità che si riveleranno impossibili da ottenere fino in fondo. Leigh si troverà di fronte al fatto innegabile che esiste una versione di suo marito differente per ogni persona che l'ha conosciuto e amato, e di fronte all'obbligo di accettare di aver conosciuto soltanto una di queste versioni. Inaspettatamente però sarà anche la necessità di accettare la propria non assoluta centralità nella vita del marito a darle la capacità di mettere in discussione la centralità del proprio stesso dolore e a gettare le basi per la nascita di una diversa versione di sé.
Accompagnata ad ogni passo dall'interpretazione intensa di Olsen, episodio dopo episodio Leigh si rivela protagonista costantemente imperfetta e inadeguata come chiunque può essere di fronte a un trauma di queste proporzioni, offrendo un ritratto sincero e originale del dolore: della sua inevitabilità, della necessità di affrontarlo ma anche di cedere ad esso senza pudore.