Stronger
David Gordon Green cambia ancora genere e affronta la redenzione cristologica di un superstite dell'attentato della maratona di Boston.
Si torna ancora al 15 Aprile 2013.
Dopo Boston – Caccia all’uomo tocca a Stronger – Io sono più forte di David Gordon Green il compito di costruire una drammaturgia sui tragici eventi che colpirono la tradizionale maratona del Patriots Day di Boston, causando la morte di 3 persone e il ferimento di altre 264. La diretta della caccia all’uomo attraverso una molteplicità di dispositivi di sorveglianza e di sguardi frammentati lascia il posto alla parabola cristologica di uno dei sopravvissuti.
Per Peter Berg il ritorno ad un regime di sguardo classico, detonato diegeticamente dagli attentatori, era garantito dai volti, desideri e sentimenti delle persone coinvolte nei tentativi di contenere la crisi di quel giorno, attimi di un evento virale rilanciato in diretta su scala globale ad invadere ogni tipo di schermo. Lo stesso fattore umano che, in quel film, aveva negli uomini e nei loro desideri il centro del proprio statuto non viene mai abbandonato nemmeno da Gordon Green, che abbraccia dall’inizio alla fine di Stronger la modalità di messa in scena e di racconto classica.
L’attentato del Patriots Day priva Jeff Bauman delle gambe e lo costringe ad affrontare il processo di apoteosi che il forte trauma patito dagli USA ha reso necessario. A catalizzare la speranza della reazione di un’intera nazione di fronte all’attacco contribuisce anche il fatto che Jeff sia il primo superstite a fornire indicazioni per disegnare un identikit dell’attentatore. Il film è esattamente diviso in due parti. La prima ora presenta il personaggio principale, innamorato di una ragazza che continua a lasciarlo, rimproverandolo di non essere sufficientemente affidabile. L’attentato è un primo spartiacque che conduce Bauman all’attraversamento di una soglia. La reazione dapprima energica, poi seguita da un cedimento all’alcool e alla depressione, introduce la seconda parte di Stronger. L’adorazione e la devozione suscitate dal superstite restituiscono l’immagine di un popolo bisognoso di eroi e di uno spettacolo mediatico che si alimenta di miti.
A partire dalla menomazione fisica ha inizio il processo che trasforma Jeff Bauman in un vero americano e in un eroe per la madre, la fidanzata, la famiglia e l’intera nazione. Tuttavia, a differenza di quanto richiesto dagli Stati Uniti, Jeff si sente soltanto una persona che non riesce più a badare a sé stesso. Grazie allo sport, al coraggio di guardarsi e di affrontare la propria condizione e al raggiungimento di una nuova coscienza di sé, il corpo pieno di cicatrici e lacerato dai sensi di colpa e dalle teorie del complotto compirà un’ulteriore metamorfosi, portando a termine la sua resurrezione e consentendo letteralmente al ragazzo di tornare a mettersi in piedi. Il processo di costruzione dell’immagine di Jeff e il romanzo di formazione di un americano che deve superare il trauma e rinascere come uomo e come partner vanno di pari passo.
Gordon Green non è interessato alle menzogne di Stato né ad approfondire le conseguenze del processo di trasformazione della realtà in mitologia e di un essere umano in eroe. Nonostante la dose di retorica che un racconto del genere porta inevitabilmente con sé, Stronger riesce a contenerne gli eccessi e a raggiungere il suo obiettivo di formalizzare la vicenda portata in scena, elaborando un inno all’America e alla capacità sua e dei propri cittadini di rinascere dalle proprie ceneri.