Miss Marx
Tra pensiero e azione, utopia e realtà, un ritratto vivido e non convenzionale di Eleanor Marx
Come e forse ancor più che nel precedente Nico, 1988, Susanna Nicchiarelli riesce con Miss Marx a realizzare un biopic che si distacca felicemente dai canoni – con leggerezza, agilità, libertà espressiva – imponendo così attraverso la regia un gusto, un sentire, un approccio personale e peculiare. Al contempo però, in entrambi i film, si percepisce nitidamente un’urgenza sincera di non tradire il personaggio – icona rock nel primo caso, militante e femminista ante-litteram nel secondo – e di restituirne il lato umano e privato prima ancora che quello “pubblico” e sociale.
Questa scelta, portata avanti in modo piuttosto marcato, è funzionale anzitutto ad annullare il rischio di cadere nella sterilità dell’oleografismo, ma è particolarmente cruciale, in Miss Marx, per svelare quella contraddizione irriducibile che spesso sta tra pensiero e azione, utopia e realtà. Il film della Nicchiarelli cresce in questo scarto doloroso, lo descrive, lo dispiega davanti allo spettatore come una carta geografica su cui, passo dopo passo, viene tracciato il viaggio della giovane protagonista.
Eleanor “Tussy” Marx, la minore di tre sorelle, deve da un lato confrontarsi con l’eredità emotiva e intellettuale di un padre immenso, assieme devotamente adorato e terribilmente ingombrante, e dall’altro trovare se stessa al di là del suo essere figlia; lo farà attraverso la militanza socialista, l’impegno costante e serrato per la questione femminile, e non da ultimo l’arte (il teatro, la letteratura). Negli anni ’80 dell’800 sceglierà di non sposarsi, ma di convivere con Edward Aveling – noto negli ambienti socialisti inglesi dell’epoca – che sarà il compagno della sua vita. Un uomo che, nel ritratto impietoso – e così credibile - della Nicchiarelli, è l’essenza di quel principio maschile votato alla sopraffazione del femminile non attraverso la forza bruta e la violenza, ma in modo più subdolo e ipocrita, attraverso il parassitismo impenitente, l’egoismo puerile, l’insensibilità e la menzogna non premeditata ma quasi – innocentemente, verrebbe da dire – connaturata. Senza soluzione di continuità, Eleanor incarna dunque la lucidità, la razionalità, la forza, l’intelligenza, e assieme l’incapacità, tutta femminile, di sottrarsi al sentimento e alla pìetas (in senso più umanistico che romantico), fino a morirne, scegliendo, a soli quarantatre anni, di bere una fiala di veleno.
Ma il suicidio di Miss Marx non somiglia per niente all’uscita di scena di un’eroina tragica e volubile che l’amore ha reso folle; piuttosto si configura come estremo atto ribellistico, di non conformazione, di opposizione, messo in atto da quella donna che, fedele alla ragazzina caparbia che è stata, nella vita ha scelto di guardare “sempre avanti”, dentro l’abisso e l’oltre. Sul bellissimo finale, che arriva come uno schiaffo e riesce a conciliare eccezionalmente in una sola inquadratura l’energia, il sogno, le aspettative future e la consapevolezza devastante della necessità della dissoluzione, le scelte musicali punk rock (Marie Antoinette docet) della Nicchiarelli rivelano tutto il loro potenziale.
Miss Marx è un film vivido, nutrito da un linguaggio svincolato e fluido che bilancia licenze poetiche – l’uso disinvolto del materiale d’archivio, i ripetuti sguardi in macchina oltre alle scelte musicali – con le esigenze di una narrazione solida e piana; ma è soprattutto un film che dietro una seducente leggerezza è in grado di stratificare e intrecciare molti e diversi piani di analisi: quello storico, sociale e politico, rispetto all’essere donna e non solo; quello privato e intimo del rapporto genitoriale (il mito, la crescita, la disillusione) e di coppia; lo scarto tra pubblico e privato e le sue conseguenze emotive e psicologiche; infine quello del linguaggio filmico e dei codici espressivi della rappresentazione, che nel passaggio dedicato alla messa in scena di Casa di bambola diventa sagace mise en abyme per esplicitare allo spettatore quelle verità amarissime che la protagonista non riuscirebbe a esternare altrimenti.