Per Ulisse
Le odissee dei signor nessuno, emarginati Ulisse naufraganti sulle spiagge degli ultimi.
“Ognuno è solo con il proprio vissuto. Possiamo immaginarlo.
Ho evocato il viaggio di Ulisse.
Ulisse che è lo scomparso, in preda a mostri e sirene, che torna dal paese dei morti.
Il suo nome è nessuno, è lo sconosciuto che si racconta dopo aver sentito narrare le sue gesta.”
Giovanni Cioni, nato a Parigi e cresciuto a Bruxelles, si è trasferito in Toscana nel 2004. E’ cofondatore, insieme ad altri registi, della casa di produzione Qwazi qWazi filM. Ha girato fino a ora alcuni documentari e un film di finzione, Gli intrepidi (2012), che richiama le vicende fantasiose della letteratura di Salgari ma sceglie, come ambientazione, un paese dell’Appennino toscano.
Anche il suo documentario Per Ulisse (2013) evoca, già dal titolo, qualcosa di fantasioso e avventuroso ma, come si intuisce dalle parole del regista, nell’ottica del film l’ “Odissea” non è intesa tanto come viaggio nel fantastico, quanto piuttosto come un pericoloso percorso attraverso l’oscurità e il dolore. I “naufraghi” di Cioni sono infatti ex-tossicodipendenti o persone con disagi psichici che in alcuni casi hanno conosciuto il vagabondaggio, l’emarginazione e anche la prostituzione. Si incontrano al Ponterosso, un centro di socializzazione di Firenze, una sorta di rifugio dove cercare di lenire la propria solitudine e, forse, curare le proprie ferite.
Ma il regista non racconta tanto il luogo, quanto le persone che lo popolano; o meglio, lascia che siano loro, del tutto liberamente, a raccontarsi alla macchina da presa. E’ difficile infatti parlare di interviste vere e proprie, poiché le domande sono per lo più rare o assenti, e il mezzo cinematografico diventa una specie di confessionale, un occhio/orecchio discreto e tuttavia onnipresente pronto a raccogliere le storie più nere e tristi, ma anche le note di chi sa suonare, la voce di chi ama cantare, e ancora le poesie e le visioni quasi filosofiche degli ospiti più originali e visionari del Ponterosso.
Non è facile trovare il giusto modo per avvicinarsi – e avvicinare l’occhio della macchina da presa – a persone maltrattate e ferite tante volte nella vita, e con tale violenza. Cioni si fa strada in questo campo minato, dove è arduo trovare un equilibrio tra la volontà di offrire a questi individui uno spazio in cui raccontarsi liberamente (e sfogarsi, a volte) e la necessità di rispettare la loro intimità e la loro fragilità.
Le sirene e i mostri che hanno tormentato – e tormentano - questi “viaggiatori” sono incubi, rimorsi e vergogna (per avere abbandonato un figlio, per aver calpestato la propria dignità o quella altrui). Le cicatrici terribili che li segnano sono spesso anche materiali e concrete, tanto che alcuni di loro appaiono quasi come dei reduci, e si raccontano come “scampati”, “sopravvissuti”, fra le altre cose, a innumerevoli TSO.
Per Ulisse, come suggerisce il titolo, è un film-dedica, un invito a pensare, un modo per raccogliere le parole di quelle persone “tornate dal mondo dei morti” che, tendenzialmente, la società cerca di dimenticare, relegare ai propri margini, tacitare. Per Ulisse cerca di opporsi a questa indifferenza facendosi spazio di racconto per gli inascoltati, cucendo insieme le “odissee” diverse, eppure in un certo senso affini, di quelli che la società chiama “nessuno”, e intervalla le molte testimonianze raccolte con il rumore dolce delle onde e l’immagine ricorrente del mare, metafora poetica – di nuovo – del viaggio e dell’abisso interiore. Vincitore del Contest Il documentario in sala del Cinema Aquila e del 54° Festival dei Popoli, il film torna in sala appunto al Cinema Aquila dal 25 Settembre al 1° Ottobre; il 25 sarà inoltre presente il regista insieme alla montatrice del film Aline Hervé, per incontrare il pubblico.