Weird City
La serie antologica di YouTube Premium creata da Charlie Sanders e Jordan Peele cerca di fotografare le distorsioni che il progresso ha apportato alla realtà sociale attraverso una satira lucida e puntuale.
Un racconto che sceglie un’estetica pulita, levigata e apparentemente priva di negatività per raccontare le forme latenti dell’oscenità e dell’inciviltà degli esseri umani provoca in chi guarda il riso generato dal “sentimento del contrario”, oppure una tensione interna che risveglia le meningi. Weird City, serie antologica distribuita da YouTube Premium e creata da Charlie Sanders e Jordan Peele (praticamente una prova di scatto ai blocchi di partenza della fantascienza prima del nuovo The Twilight Zone), gioca continuamente con la doppia distensione di questo tipo di rappresentazione. È infatti un’intelligente satira degli aspetti, capace non solo di carburare riflessioni e sentenze umoristiche a ripetizione ma anche di smuovere prese di posizioni emotive e psicologiche sul dato sociale: a volte dimostrandosi molto centrata e a volte invece affondando a vuoto, denotandosi quindi come un prodotto che al suo meglio si rivela un contenitore di ragionamenti interessanti e al suo peggio un catalogo di strisce comiche comunque facilmente assimilabili (data la brevità degli episodi e della stagione).
Al netto degli alti e bassi qualitativi comunque, gli otto episodi sono tutti consapevoli del potere rivelatorio di uno sguardo satirico posato su di una faccenda seria. Se, infatti, nei momenti peggiori il tentativo di rappresentare i difetti di una società (la nostra) assoggettata e/o instupidita dall'eccessiva fiducia nella tecnologia si risolve in idee solo potenzialmente molto interessanti, in quelli migliori la scrittura degli autori e l’attenta cura nel design degli ambienti si coordinano in armonia per congelare in costruzioni di senso compiuto intricate tracce e sotto tracce della contemporaneità: da una parte sottolineando, attraverso un uso allucinato e spesso folle della comicità, l’insensatezza di certi atteggiamenti umani e la problematicità di alcuni comportamenti diffusi nella civiltà digitale; dall’altra potenziando il messaggio mediante la progettazione di un contesto visivo famigliare, immersivo e quindi comprensibile a pieno anche nei suoi dettagli stranianti.
Le vicende raccontate intorno alla Line, linea di demarcazione tra due società completamente diverse, sono quindi lo specchietto distorto perfetto per rappresentare un tableau delle distorsioni della rivoluzione antropologica protagonista nel ventunesimo secolo. Episodi come A Family, Go to College e Chonatan & Murlia & Barsley & Phephanie – perché Below è un gioiellino quasi a sé che riflette sui confini della meta narrazione - catturano in pochi brucianti minuti la realtà contorta e disturbante di uno schema sociale in cui le palestre sono diventate i nuovi centri di aggregazione sociale, i culti sono le nuove famiglie, l’anestesia della droga è la soluzione migliore alla sofferenza, la digitalizzazione ha disintegrato il contatto umano e la tristezza è stata bandita dalla legge della positività. Quindi la realtà del rizoma sociale occidentale: quello presente oltre la lente della finzione e oltre il distacco della narrazione fantascientifica, quello su cui la serie riflette senza dare giudizi ma firmando autopsie mascherate da freddure.