Un film che è l’apice dell’ambizione cinematografica di Zack Snyder, un cinecomic che racconta i pregi e i limiti della contemporaneità audiovisiva e si fa memento della superficiale preparazione della Warner nella guerra contro la Marvel.
Dopo le avventure stellari di Solo, Ron Howard torna al cuore pulsante del suo cinema e a un dramma dotato di forte - seppur artificiosa - intensità drammatica
Adam McKay racconta Dick Cheney attraverso una satira spiazzante e dissacratoria, in cui i codici del biopic non solo si trovano irrimediabilmente scardinati ma diventano oggetto stesso di discussione.
Villeneuve resuscita la fantascienza più colta e raffinata in un tour de force linguistico che mette in scena la crisi di Babele e il potere che la comunicazione ha nell’agire umano.
Un film terrigno e pesante che aspira al volo ma rimane costretto a terra, soffocato da doveri produttivi e da un’impalcatura narrativa non solo strabordante ma anche sciatta e approssimata.