Un film divertente, intelligente e straordinariamente audace che funziona perché non nega ma anzi celebra le infinite contraddizioni della propria storia e del proprio personaggio, arrivando a teorizzare un femminismo di plastica accessibile a tutti.
Un kolossal anacronistico che abbraccia l’eccesso, smarrisce il sentimento e comunque infesta gli occhi, attraversa il corpo. Cinema come rito sciamanico, con un occhio ai film e gli spettatori di là da venire.
David O. Russell pare sfiorare il suo opus magnum, un thriller corale che ragiona sul caos tra le due guerre attraverso l'ipertrofia del suo cinema. Ma è solo fumo negli occhi ed Amsterdam si dimostra perfetto esempio di un cinema sempre più zombiesco.
Come "Joker" di Todd Phillips, anche il film di Cathy Yan fallisce nella ricerca di un approccio differente al cinecomic, dando vita a un progetto più blando e innocuo di quanto si potesse sperare.
Nonostante i rimaneggiamenti Warner inflitti per richiesta del fandom, il film di Ayer riesce a conservare in tutta la sua incoerenza una personalità distinta rispetto agli altri cinecomics