Adattando il romanzo di J. R. Moehringer, George Clooney torna a immergersi in una nuova odissea sentimentale e a deputare alla percezione la capacità di pensare ancora cinema in quei luoghi da sempre estranei a visioni del genere.
Di nuovo nel cinema della colpa e dell'espiazione, a contatto con Bresson, ma questa volta quello di Schrader è un film sul potere delle immagini mancanti, sul loro ruolo all'interno del trauma sociale.
Presentato nella sezione "Sconfini" di Venezia e presto in bluray grazie al notevole lavoro della Criterion Collection, la nuova versione dell'albero della vita non è un extended cut né una director's cut: è semplicemente un altro film.
Rick Alverson recupera l'anima più inquietante e sofferta degli anni Cinquanta americani, ma il suo sguardo intrappola il film in una pretenziosità stilistica che lascia soprattutto un senso di inconcludenza.