Proiettato alla tredicesima edizione del Riff – Rome Indipendent Film Festival, Another World è un documentario che si muove tra riflessione filosofico-esistenziale e osservazione scientifica, per descrivere, in senso lato, il rapporto tra uomo e natura, o meglio tra uomo e cosmo: un rapporto che appare, oggi, segnato dalla più totale disarmonia, soprattutto se raffrontato all’intima, suggestiva consonanza spirituale che esisteva nei popoli più antichi tra l’essere umano e il mondo naturale (il documentario fa riferimento soprattutto agli Indiani d’America e ai Maya). Il regista Thomas Torelli, anche produttore, ha già realizzato svariati progetti in ambito cinematografico. Ricordiamo l’apprezzato Zero – Inchiesta sull’11 settembre, di cui è produttore e coautore, che è stato premiato al Festival Internazionale del Cinema di Roma nel 2007 ed è stato distribuito a livello internazionale. E ancora Sangue e Cemento, uscito in cinquantacinquemila copie in dvd e candidato ai Nastri d’Argento come Miglior Documentario, un’indagine sulle conseguenze del disastroso terremoto in Abruzzo che denuncia le responsabilità “umane” dietro a quella che è stata considerata spesso come una semplice catastrofe naturale.
Intrigante e affascinante l’idea che sta alla base dell’ultimo lavoro di Torelli, che gli permette di mettere a confronto la fisica quantistica con gli insegnamenti dei popoli antichi, rivelando il filo rosso che ci (ri)porta alle nostre radici più profonde, rigettando e mettendo in discussone, dove necessario, lo stile di vita frenetico, stressante e alienante in cui oggi siamo inevitabilmente intrappolati. Interessanti e variegati gli interventi che si susseguono nel corso della pellicola: vengono intervistati fisici, ricercatori e medici, come Vittorio Marchi, Emilio Del Giudice e Massimo Citro, ed esperti di antiche civiltà, come Antonio Giacchetti, studioso dei Maya, ed Enzo Braschi, studioso dei Nativi Americani. Non mancano teorie ed esperimenti singolari: pensiamo al giapponese Masaru Emoto, teorico della cosiddetta “memoria dell’acqua”, che vediamo cristallizzata in mille modi diversi a seconda delle note che le vengono fatte “ascoltare” (dall’heavy metal alla musica classica). Ancora, ricordiamo gli interventi di Rainbow Eagle, indiano d’ America. Another World è insomma un documentario che senza dubbio incuriosisce, ma che al contempo presenta purtroppo alcuni limiti che resta difficile ignorare. Il film tradisce da subito la volontà di catturare il pubblico tramite un trattamento delle immagini che mira ad essere accattivante attraverso una post-produzione vistosa, che a conti fatti però appesantisce un po’ la messa in scena; al contempo gli interventi di computer grafica non appaiono sempre sobri, calibrati, necessari. Soprattutto però, dispiace che l’ottima intuizione che sta all’origine del documentario non sia poi, di fatto, sviluppata in modo approfondito e rigoroso. Il discorso resta infatti sulla superficie, con la conseguenza che Another World si limita infine a suggerire intuizioni e riflessioni, a richiamare atmosfere ed emozioni, senza articolare una solida indagine (storica, sociologica, scientifica) sugli argomenti che tratta. Peccato, perché il “collage” di spunti che lo compone rivela tutto sommato una sua coerenza interna e apre un discorso decisamente attuale, urgente e necessario.