Rare Beasts

di Billie Piper

Un ritratto dell'amore e dei rapporti umani caustico e spiazzante. L'attrice Billie Piper passa alla regia con una commedia che smonta e rilegge i codici tradizionali della rom-com.

rare beasts - recensione film piper

Mandy, madre single sull’orlo di una crisi di nervi, ha una vita e una famiglia tutt’altro che perfette. Esito di una società ossessionata da una competitività asfissiante, schiacciata tra l’ansia di uniformarsi a un indefinito ideale di successo e la disgregazione dell’unità familiare, il mondo che circonda la donna si compone di una galleria di personaggi bizzarri, fallimentari, costretti a farsi largo nella vita a suon di risibili mantra motivazionali e a confrontarsi con un parentado disfunzionale. In questo caos assurto a grottesco quotidiano, tra derive di un femminismo superficiale e reazionario e infantile misoginia, Mandy si dimena per affermare la propria unicità, unica vera ancora di sopravvivenza. Non è dunque un caso che, fin dai primi spiazzanti dialoghi di Rare Beasts, lungometraggio d’esordio della camaleontica e talentuosa Billie Piper presentato a Venezia alla Settimana Internazionale della Critica, l’attrice, nei panni della protagonista, doni se stessa e il proprio (bellissimo) corpo a una mappatura di tutti quei difetti e peculiarità fisiche che ne determinano la singolarità. 

Freak e profondamente umano, dolce e squisitamente crudele, lucido e deformante Rare Beasts è esattamente come quel corpo che, consapevole di sé, non assomiglia e non vuole assomigliare a nessun altro. Giocando con i registri della commedia romantica per smontarli e rileggerli in chiave personale, il film di Billie Piper è una fiera rivendicazione della propria individualità in una società liquida e nebulosa difficilmente collocabile nel panorama cui ci ha abituato la commedia americana. A partire dai primi minuti, l’umorismo caustico della Piper trasforma l’appuntamento galante tra Mandy e un uomo appena conosciuto in un duello senza esclusione di colpi, in cui entrambi non perdono occasione per insultare l’altro. Uno scambio intriso di vivace cinismo ma magicamente venato da una dolente dolcezza che ci prepara a quanto vedremo da lì in poi. Non dobbiamo confondere questo botta e risposta con il conciliante cliché per cui i due amanti celano il reciproco amore dietro la scorza della conflittualità. Piper gioca su questo modulo ma calca molto di più la mano. Con salace onestà e spirito provocatorio fa dire all’uomo, fervente religioso, che il suo intento è quello di trovare una donna per procreare. Una dichiarazione di intenti per un film che non idealizza l’amore ma ce ne presenta le complesse, spesso assurde, traversie ai giorni nostri, svincolandosi in chiusura dal ricatto del lieto fine.

Imprevedibile come la carriera della regista, ex popstar e poi attrice cinematografica e televisiva, Rare Beasts, colpisce anche per la varietà di toni, per la capacità di mescolare elementi che non si risolvono in un gioco di contrapposizioni ma arrivano spesso a un’efficace compenetrazione, tanto dal punto di vista drammaturgico che da quello visivo. È memorabile a questo proposito la sequenza onirica in cui Mandy rielabora il rapporto problematico con i genitori e l’infanzia segnata da una carenza di attenzioni (il padre, eccentrico donnaiolo alcolizzato, è interpretato da un David Thewlis come al solito impeccabile). Un passato che inevitabilmente lascia solchi indelebili nell’animo di una donna che non ha paura di affermare, in pieno fervore femminista, che lei sì ha bisogno di un uomo, perché fondamentalmente non ne ha mai avuto uno accanto, perché la vera libertà si manifesta anche nella necessità di doversi legare a qualcuno, nell’accettazione dei propri bisogni, nel coraggio di potersi dire individui e non più solo donne o uomini. Nell’avere la forza di essere, nonostante tutto e tutti, bestie rare.

Autore: Riccardo Bellini
Pubblicato il 02/09/2019
Uk 2019
Regia: Billie Piper
Durata: 87 minuti

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