Ce n’è per tutti è un film corale, un intreccio di storie e parole in un giorno qualunque della capitale in cui il tempo sembra sospeso attorno ad un evento insolito.
Gianluca, ragazzo taciturno e malinconico, si è arrampicato di notte in cima al Colosseo. Forse non vuole buttarsi, forse sta solo osservando il mondo sotto di lui, microcosmo in movimento in cui tutto ciò che accade sembra uscito da una commedia dell’assurdo. Bruno e Paolo sono due rappresentanti porta a porta di elettrodomestici, alle prese con una casalinga disperata che si innamora di Bruno. Eva e Isa fanno le infermiere e confrontano la libertà di costumi dell’una con la rigidità e la freddezza dell’altra. Daniele è innamorato di Claudia, ma lei pensa solo a se stessa e alla sua deludente carriera di attrice che cerca di dimenticare rincorrendo goffi rapporti occasionali con sconosciuti. Tutti loro conoscono Gianluca e tutti vorrebbero andare a sostenerlo o, forse, solo a guardarlo soffrire, prendendo parte ad un perverso gioco al massacro messo in atto intorno a lui. Davanti al Colosseo sono spuntati infatti giganteschi schermi sui quali va in onda in continuazione la storia di Gianluca, con tanto di intervista alla sua famiglia. Responsabile del massacro mediatico la spietata conduttrice televisiva interpretata da Anna Falchi (anche produttrice del film). Ma sarà l’ironia della sorte a bloccare tutti in un labirinto di eventi paradossali, costringendoli a rimandare l’ora dell’avvicinamento all’amico in pericolo e portandoli invece a confrontarsi, a ricordare, a capirsi, per smascherare l’inutilità e la banalità delle proprie esistenze.
Nel cast, oltre a Lorenzo Balducci, Ambra Angiolini, Arnoldo Foà e Miacaela Ramazzotti, anche Stefania Sandrelli, nel ruolo della nonna di Gianluca, unica vera presenza positiva, figura materna in grado di comprendere e consolare questa vittima del suo tempo, colpevole di essere debole di fronte alla superficialità violenta di un mondo in cui l’informazione mediatica giunge prima della vera conoscenza, e i rapporti sono vissuti come delle prestazioni.
Luciano Melchionna dirige un cast d’eccezione per questa sua opera seconda (l’esordio era stato con Gas nel 2005). Ancora una volta, il regista parte dal teatro, riadattando per lo schermo una pièce di Luca De Bei. Melchionna infatti è noto nel panorama romano per lo spettacolo Dignità autonome di prostituzione, del quale compaiono anche in Ce n’è per tutti alcuni dei principali interpreti, come Sandro Giordano, Giulia Ricciardi e la cantante Momo. E se un format teatrale come quello trasformava degli attori in prostitute che offrono performances teatrali in cambio di denaro, il film non rinuncia ad affrontare allo stesso modo il tema della vendita di sé stessi e della capacità, nella società di oggi, di sapersi proporre come merce di scambio – capacità fondamentale per un’infermiera oca interpretata da Ambra Angiolini, pronta a flirtare con uno sconosciuto per rimediare un passaggio, finendo così nelle grinfie di un goffo stupratore; fondamentale per un’attrice nevrotica che spera di affascinare uno spogliarellista narcolettico; fondamentale addirtittura per un semplice venditore pronto a soddisfare carnalmente una cliente solo per venderle un’aspirapolvere.
Il film, rimasto per poco nelle sale, propone scorci di Roma interessanti, visioni dall’alto di quartieri periferici insoliti per la loro cupezza. Una capitale grigia fatta di lunghe strade deserte e palazzi sterminati, come non si vede spesso sul grande schermo. Poco convincente l’interpretazione di alcuni attori, tra cui la Angiolini e lo stesso Balducci, troppo finta l’una, troppo banale l’altro per costituire in modo convincente i due estremi del linguaggio cine-teatrale alla base dello stile di Melchionna.