Yesterday
Il film di Boyle e Curtis nasce da su un'idea brillante che fa perdonare lo sviluppo narrativo piuttosto debole, sorretto da una colonna sonora d'eccezione che emoziona e ne mette in secondo piano i difetti.
Jack Malik è un musicista mediocre oramai sul punto di abbandonare i suoi sogni di gloria, quando una notte fa un brutto incidente con la bicicletta e finisce in ospedale. La causa è un misterioso black out elettrico mondiale di 12 secondi: perché sia accaduto, non si sa. Quel che importante è che Jack, una volta ripresosi, scopre di essere l’unico a ricordare chi siano i Beatles. In pratica, nessuno ha mai ascoltato le loro canzoni, perché il gruppo non è mai esistito. La tentazione, per un cantautore fallito, è enorme: perché non provare a sfondare avendo a disposizione un’enorme quantità di capolavori da spacciare per propri?
Yesterday non è un capolavoro, né un’opera perfetta. Ma gli si perdonano tutti i difetti perché suvvia, l’idea di base è troppo interessante e stuzzichevole per non pretendere almeno una visione. Come sarebbe il mondo senza i Beatles? Se di solito soggetti del genere, improntati a immaginari futuri alternativi, preferiscono dedicarsi agli storici nodi politici (se Hitler avesse vinto la guerra, se Kennedy non fosse stato ucciso etc), il film di Danny Boyle accetta con leggerezza un compito molto più arduo, ovvero riscrivere una società presente privata di un suo elemento culturale fondamentale. Anzi, ad essere onesti, vista l’incredibile influenza sulla musica, sull’arte e sulla società dell’opera dei quattro di Liverpool, il mondo alternativo di Jack (da cui sono stati cancellate con nonchalance anche le sigarette e la Coca-Cola) si direbbe perfino troppo simile al nostro.
D’altra parte i limiti della sceneggiatura di Richard Curtis potrebbero considerarsi fisiologici, perché la carne concettuale al fuoco è anche troppa, e infinite sono le possibili speculazioni narrative da elaborare. Yesterday preferisce soffermarsi sull’idea più semplice di un genio del passato trasportato al presente, perché il vero concetto alla base della storia sta nel provare a immaginare cosa succederebbe se i Beatles iniziassero a fare musica oggi. Il film postula un quasi immediato, aprioristico successo universale, dimenticando forse che parte della fama di John Paul George e Ringo stava nel loro essere proprio quei tipi là, in quel momento storico, con quelle specifiche doti canore, quello specifico immaginario estetico e quelle irripetibili sessioni di registrazione in studio: un mondo con la musica dei Beatles senza i Beatles stessi è pur sempre ancora molto triste.
Il successo di Jack aka i Beatles in Yesterday è dunque assoluto e ovviamente digitale, traslato in milioni di likes e condivisioni sui social network, e pompato da un’industria musicale odierna, incarnata nella cattivissima manager di Jack, che ha venduto l’anima al mercato e cerca di costruire a tavolino con attente ricerche di mercato e strategie di marketing un successo più monetario che artistico. Le pressioni di questa Beatlemania alternativa, unite al senso di colpa per l’essere considerato a torto un genio incredibile, mettono in crisi il protagonista che, come nelle più classiche storie di fama improvvisa, rischia di perdere di vista ciò che conta di più nella sua vita. Ma d’altra parte la trama non mancherà di offrirgli, tramite colpo di scena finale, la possibilità di redimersi visto che alla fine tutto quel che ti serve è l’amore.
Film allegro e piacevole, poco originale ma con un soggetto davvero molto interessante, Yesterday conquista per la curiosità che ispira, e per i numerosi scenari che lascia immaginare allo spettatore, nonché per il puro e semplice fatto di offrire una colonna sonora al 99% firmata dai Beatles (il che non è poco). In fondo, come tanti altri biopic musicali, bastano le canzoni a far dimenticare qualunque difetto di scrittura, e Boyle lo sa bene, divertendosi a dirigerlo senza impegnarsi troppo. Eppure non si può fare a meno di cercare tra le righe un collegamento malinconico con il suo ultimo film precedente, T2 Trainspotting, con cui condivide lo stesso nostalgico ritorno alla memoria del passato. Ripensare al tempo che fu, ascoltando la grande musica di una volta: forse l’unico modo per rendere sopportabile un presente incomprensibile e troppo complesso, da cui si vorrebbe solo fuggire.