Dossier Satoshi Kon / Dentro un cinema libero e sognante
Lo speciale di Point Blank dedicato alla formidabile carriera di Satoshi Kon
“Pieno di gratitudine per tutto ciò che di buono c’è nel mondo, poso la mia penna. Con permesso.”
Satoshi Kon
Quest’anno ricorre il quinto anniversario della prematura scomparsa di Satoshi Kon: era il 24 agosto 2010 quando una fredda agenzia stampa annunciò la morte, a soli 47 anni, di uno dei più grandi e innovativi artisti del mondo dell’animazione (orientale e non). Una breve lotta contro un tumore al pancreas pose così fine alla vita di un regista straordinario che, appena quattro anni prima, aveva sconvolto il pubblico della Mostra di Venezia con quello che sarebbe rimasto il suo testamento: Paprika – Sognando un sogno.
La figura di Satoshi Kon è una scheggia impazzita all’interno di un genere che, almeno in termini di immaginario collettivo, solitamente viene identificato con il cinema di Hayao Miyazaki, o comunque con quello dello Studio Ghibli tutto; e probabilmente senza il successo di titoli come La città incantata, Il castello errante di Howl, o anche Una tomba per le lucciole di Isao Takahata, il cinema di Kon non avrebbe ottenuto un facile visto di ingresso nel nostro paese. Eppure il suo non potrebbe essere uno sguardo più diverso, al punto che sembra guardare più al cinema occidentale che non a quello di casa propria: si pensi ad esempio al lungometraggio d’esordio Perfect Blue, thriller psicologico dalla complessità sopraffina, e subito ci si renderà conto di quanto la componente fiabesca del suo cinema (perlomeno quella comunemente intesa) sia vicina allo zero. Non è un caso che Kon abbia mosso i primi passi sotto l’ala protettrice di Katsuhiro ?tomo e Mamoru Oshii, ovvero due tra i più grandi geni visionari del Sol Levante: il primo lo introdusse nel mondo dell’animazione (dopo l’esperienza comune sul manga World Apartment Horror) con la serie R?jin Z, mentre il secondo lo assunse nientemeno che come scenografo e animatore per il capolavoro Patlabor 2 – The Movie. Insomma, un artista che ha attraversato trasversalmente l’intero mondo dell’animazione giapponese, mettendone in luce gli aspetti più oscuri e meno riconciliati, e senza mai smettere di sperimentare sulla forma e sulla narrazione.
Lo speciale di Point Blank ripercorrerà le tappe di questa formidabile carriera attraverso le parole di un appassionato gruppo di collaboratori e redattori, tutti accomunati da una stima autentica e sincera grazie alla quale sarà possibile affrontare un’attenta analisi di questo sguardo praticamente senza eguali. Il compito di aprire le danze spetta a Davide Di Giorgio, tra i più autorevoli studiosi italiani di cinema d’animazione giapponese, il quale rifletterà sull’importanza del seminale Perfect Blue, il film che impose Kon all’attenzione internazionale e che gli valse diversi premi nei festival specializzati di tutto il mondo. Tratto dall’omonimo romanzo di Yoshikazu Takeuchi, Perfect Blue rappresenta ancora oggi, dopo quasi venti anni, un traguardo di notevole importanza per il genere tutto, dimostrando come un film di animazione possa toccare tematiche controverse e solitamente attribuibili al cinema in carne ed ossa (e infatti inizialmente doveva trattarsi di una produzione dal vivo). Matteo Berardini si occuperà invece di Millennium Actress, capolavoro del 2001 scritto dallo stesso Kon, vertiginosa riflessione sul rapporto tra realtà e finzione (e quindi tra Vita e Cinema), mentre Lulù Cancrini affronterà Tokyo Godfathers, primo suo film a essere distribuito anche nelle sale italiane. Paranoia Agent, la serie televisiva che nel 2004 segnò una pausa dall’attività cinematografica, sarà invece l’oggetto di studio di Andrea Fontana, che di Kon è da sempre un critico consapevole e attento: Andrea è infatti l’autore, insieme a Enrico Azzano e Davide Tarò, di Satoshi Kon – Il cinema attraverso lo specchio, saggio collettivo pubblicato da Edizioni Il Foglio nel 2009, quindi in tempi non sospetti e lontani dall’attenzione post-mortem. La fine di questo viaggio porterà invece la firma di Roberto Mazzarelli, grazie all’analisi di quel film bellissimo e spaventoso (in tutti i sensi possibili) che è Paprika – Sognando un sogno: vero e proprio manifesto di un cinema pensato e realizzato in grande, attraverso un percorso parallelo alle dimensioni del Sogno e dell’Inconscio, plasmate insieme in un vortice nel quale non possiamo fare altro che abbandonarci, liberi e sognanti.
Come il cinema di Satoshi Kon.