Extreme Jukebox
Il debutto di Bogo e Lionetti è un'opera rock colma di fantasia
Ci sono musiche allegre adatte a una canzone di Audrey Hepburn o a un balletto di Kevin Bacon e poi c’è chiaramente un contraltare fatto di sonorità più aggressive, portatrici di una ribellione colma di livore. I suoi adepti, metallari e rockettari alternativi, davanti a Funny Face o Footloose non possono che inorridire. La loro ricerca batte sentieri tetri e il Sacro Graal assume le sembianze di un disco maledetto. Esoterismo e musica, mai stati realmente estranei, negli ultimi decenni hanno trovato forma circolare materializzandosi all’interno di una custodia cartonata. Nel 1986 ce lo aveva raccontato l’attore Charles Martin Smith esordendo alla regia con Trick or Treat. Non era il solo film che in quel decennio combinava insieme horror e rock ma è il primo a tornare in mente, se non altro per il titolo italiano Morte a 33 giri. A ventisette anni di distanza, età alquanto fatale nell’ambiente, un’altra storia di dischi maledetti vede la luce. Questa volta a debuttare nella regia è Alberto Bogo con Extreme Jukebox.
Il regista genovese trasforma il capoluogo ligure e i territori limitrofi nella fantomatica Nova Springs, città in cui a fare notizia sono essenzialmente la musica e gli omicidi. Si vengono così a fondere insieme diverse storie. In principio c’era David Crystal (Maurizio Lastrico), vate dell’elettropop anni 80 la cui compagna fu brutalmente assassinata dal Killer Dei Boschi, un grezzo campagnolo dall’elmo vichingo. Sia il musicista che l’assassino scomparvero senza lasciare traccia. Oggi la rockstar più acclamata è Jessie Cake (Alessio Cherubini), leader dei Gravetomba e grande ammiratore di Crystal. Durante una visita clandestina all’interno della villa del proprio idolo, Cake recupera un disco inedito. Inutile sottolineare che suonarlo non è un bene, perché Crystal vi ha intrappolato dentro l’anima del Killer Dei Boschi, il quale ha la facoltà di tornare a mietere vittime per sette giorni a ogni ascolto. Come se non bastasse, la tranquillità di Nova Springs è messa a repentaglio da un ulteriore assassino seriale, Naughty Rocky Boy. Mascherato con un look vagamente riconducibile a Eddie degli Iron Maiden, l’omicida colpisce per il gusto di farlo in modo originale attraverso strumenti più idonei a un contesto musicale: microfoni, dischi d’oro, bacchette per batteria. La trama non è facile da riassumere e, come spesso accade nei prodotti underground, lo spettatore deve porre maggiore attenzione di quella che concederebbe a un film mainstream per non lasciarsi sfuggire alcuni passaggi fondamentali. I numerosi personaggi e le vicende intrecciate danno vita a un Nashville dell’horror, più simile a un saggio sulla canzone che a un racconto lineare. Persino i cattivi sembrano provenire da influenze diverse. Il Killer Dei Boschi ha molto da spartire col Karl The Butcher di Violent Shit e probabilmente non è un caso che sia vissuto negli stessi anni dello splatter di Schnass. Naughty Rocky Boy è invece un tipico villain da slasher, accostabile a Ghostface di Scream non solo per il gusto della citazione.
Nonostante una trama così eccentrica, la messa in scena è composta e la recitazione rifugge dai facili istrionismi. Non si insegue il trash volontario quale genere nato dall’imitazione di un modus operandi imposto da necessità. Il film ha comunque le carte in regola per essere distribuito dalla Troma nel mondo. Perciò nell’agosto 2015 esce in blu-ray pubblicizzato da un nuovo trailer creato ad hoc dallo staff di Kaufman e Herz. In nome dei principi del capitalismo e con un gusto goliardico e millantatore, l’etichetta statunitense non si fa problemi a definirlo: a film as horrifying as Mario Bava’s films, bloodier than Lucio Fulci, best European horror since Dario Argento’s Deep Red. L’ironia chiaramente non manca nemmeno ad Alberto Bogo e Andrea Lionetti, autori della sceneggiatura nonché produttori. Basti pensare all’incipit del film in cui una corritrice è raggiunta e atterrata da un maniaco che cammina senza fretta. Oltretutto il regista gioca nel citarsi addosso sia attraverso un motore di ricerca denominato Boogoo, sia lasciando definire ad Alex Lucchesi i Doran Hyde, gruppo di cui lo stesso Bogo era vocalist, musica adatta ad anziani non udenti. Come il suo predecessore, Charles Martin Smith, anch’egli si concede un piccolo ruolo interpretando Bogovox, mentre là dove un tempo c’era Gene Simmons dei Kiss ora è stato scritturato Terence Holler degli Eldritch, il reverendo Gilstrom di Ozzy Osbourne trova invece il suo corrispettivo nel Don Zappa di Pino Scotto. Attualmente Bogo e Lionetti hanno in cantiere un nuovo progetto, Land of Halloween, di cui è visibile un teaser in rete. Se il film andrà in porto, aumenteranno le possibilità di una distribuzione italiana anche per l’opera prima, attraverso una pratica nota ai cinefili come double bill.