Game of Thrones (Premiere) - The Red Woman
Winter has come: il primo episodio della nuova stagione di Game of Thrones è impregnato di morte e oscurità.
Il dolly introduttivo si perde nell’orizzonte, dove ormai rimane un flebile bagliore di luce, per poi scendere lentamente sul personaggio che catalizza da un anno tutte le attenzioni, ossessioni, profezie e desideri dello spettatore. Sì, si tratta del cadavere di Jon Snow che giace freddo e abbandonato nel cortile di Castle Black. Non poteva che essere lui il motore della premiere che fa di The Red Woman uno degli episodi più mortiferi di tutta la serie. La morte, infatti, aleggia come uno spettro attraverso un gioco di proiezioni che lega le varie linee narrative. E’ un susseguirsi di lutti e di corpi privi di vita, un po’ come lo stato d’animo dei fan, ancora agganciati a speranze/paure al momento né confermate né disattese. Il ritorno di Myrcella da Dorne, il lutto del Khali che imprigiona ulteriormente il percorso di Daenerys, la perdita dell’amata per Ramsey, il colpo di stato di Tyene Sand come vendetta per la scomparsa di Oberyn, l’inevitabile condanna di Jorah. Tutto ruota attorno a un’incombente fine che accompagna la più grande delle minacce ovvero l’arrivo del Lungo Inverno. Come previsione, il primo episodio della sesta stagione di Game of Thrones si riaggancia a dove eravamo rimasti e si pone come assetto per costruire la futura narrazione. La scelta però gioca acutamente nel lasciare in sospeso chi guarda, cercando di non dare nessun appiglio che possa prospettare sviluppi certi.
Il titolo The Red Woman rimanda chiaramente al protagonismo assoluto di Melisandre che suppur relegata a una fugace apparizione finale si rivela fondamentale nell’economia del racconto. Perché lo svelamento della sua identità fa collassare tutte le ambiguità che si erano costruite intorno al personaggio: la sacerdotessa è una semplice invasata abile nel manipolare le sue vittime o è una reale detentrice di poteri soprannaturali?
L’agnizione conclusiva quindi conferma i sospetti e forse tutte le preghiere di chi la vede come l’unica ancora di salvezza di Jon Snow perché, pur mostrandola nella sua caducità e intensificando ulteriormente l’atmosfera dolorosa dell’episodio ne suggella la natura da strega in un intelligente lavoro sul corpo che ne compromette a posteriori tutta la carica erotica che da sempre l’ha contraddistinta (la citazione di Shining è quantomeno palese).
Giungendo alle inevitabili valutazioni, ancora non è possibile fare una diagnosi e non ha senso ragionare per previsioni. Appare chiaro quanto il cuore di tutta la stagione sia la gestione del personaggio di Jon Snow e il gioco di aspettative che comporta. Fosse obbligatorio scommettere sul redivivo o morto, probabilmente punterei sulla prima opzione, ma le dinamiche sono ancora un po’ opache. Non sarebbe allora da stupirsi se l’eventuale resurrezione avvenisse in un clamoroso cliffhanger da final season, ma al momento sono solo speculazioni che portano avanti l’isteria generale. Quello che è certo è che Jon Snow rimarrà stecchito ancora per molto, anche per permettere agli altri percorsi di svilupparsi, per poi probabilmente intrecciarsi con l’arrivo dei White Walkers. Se di punti deboli vogliamo parlare, o almeno soffermarci su quelli evidenti, è impossibile non storcere il naso su tutta la rappresentazione inerente all’universo Dorne, fin troppo caricaturale e mal gestito nella costruzione dei personaggi, a dir poco macchiettistici e che difficilmente potranno riscattarsi con chissà quale approfondimento o parabola.
Insomma, The Red Woman si allinea con il nostro stato d’animo e prepara il futuro al calare delle tenebre. Nel frattempo aspettiamo Bran, ora invisibile, ma che presto entrerà in gioco da protagonista.