Hooked (Pescuit sportiv)

É avvincente il contrasto regalato da una splendida giornata primaverile e il disordine di una città ancora inginocchiata da molti problemi. Altrettanto lo si può dire per il viso candido di una donna che nervosamente guida la sua automobile, affiancata da un uomo che a prima vista sembrerebbe importunarla. Ma Mihaela, la donna al volante, tradisce la sensazione dello spettatore con sguardi ambigui, che da saette di insofferenza si trasformano in carezze di amorevole comprensione verso Mihai, il suo interlocutore, il suo uomo. Il tragitto tracciato dai due racconta le difficoltà di un paese in crescita: la Romania e i problemi presenti tra i due protagonisti. È un percorso che dura pochi chilometri, eppure in questo breve lasso di tempo lo sguardo esterno si immerge nelle tematiche impervie di uno Stato travagliato da grossi problemi, e il modo in cui questi problemi si riflettono sulla coppia, invischiando la loro relazione e la loro sintonia.

Mihai si lascia andare in discorsi sconnessi: sono tante le parole che escono dalla sua bocca, frasi per evitare di affrontare problemi di difficile risoluzione, frasi per affogare la tristezza in un non-sense disarticolato, frasi la cui illogicità potrebbe far ritrovare una leggerezza e disinvoltura oramai annegata. Un picnic è la destinazione, in una giornata primaverile, così da risvegliare il desiderio assopito e cancellare le ansie e preoccupazioni che hanno eroso la sintonia della coppia. In un percorso inverso rispetto all’idea di civiltà, i due escono dalla città, anche emblema di disordine, dissoluzione, luogo di compromessi, vizi, per raggiungere uno spazio lacustre in cui ritrovare la propria osmosi.

Hooked, primo lungometraggio di Adrian Sitaru, trova la sua ragion d’essere tra gli opposti che le strade di Bucarest regalano ai protagonisti. La prontezza con cui le prostitute si regalano ai passanti per qualche spicciolo, l’irriverenza di fanciulli costretti a lavorare per strada, la dissoluzione dei dipendenti statali si frantuma con la saldezza di spirito di Mihai che ama una donna e che non sa accettare i compromessi sporchi di chi vuole sopraffare gli altri. Insegnante di matematica, sta per licenziarsi dal suo posto di lavoro perché la sua morale gli impedisce di abbassare la testa e lo sguardo, perché il suo lavoro non è solo la sua fonte di guadagno ma la sua vocazione. Mihaela, dal canto suo, è pronta a sperimentare qualsiasi esperienza. Lei, pur di salvare il proprio posto accetta le nuove regole scolastiche, ma il suo sguardo si inasprisce quando si tratta di capire le ragioni per cui donne giovani e belle svendono senza scrupolo il proprio corpo ai passanti. Non riesce a sopportare l’arronganza di fanciulli che invadono per qualche soldo le strade della città.

Sono opposti e complementari i protagonisti della storia, e il regista Adrian Sitaru lo evidenzia portando a galla le paure, le angosce e le incoerenze che emergono maggiormente nei momenti di crisi, di disperazione. In maniera del tutto inaspettata un nuovo personaggio entra a far parte della coppia: Ana, o Violeta. È un incidente, provocato o frutto di un attimo di distrazione, a far salire sulla scena la giovane donna, una prostituta. Le reazioni dei due rivelano le angolazioni differenti di approcciarsi al mondo, ponendo davanti agli occhi dello spettatore la breve distanza che intercorre tra la vittima dell’incidente Ana e Mihaela, colei che dirige le danze.

Ma a dirigere le circostanze, con la padronanza di chi conosce bene il mondo sarà invece Ana. La donna, bella e provocante, si lascia andare in una danza di perdizione con i due, fra i due. Alternando la sua presenza tra Mihai e Mihaela, provoca con il suo corpo e con le parole, mette alla prova il desiderio forte di Mihai per la sua donna e la determinazione assente di Mihaela di risolvere il triangolo attivo ormai da un po’ di tempo. Ana è l’imprevisto, il terzo incomodo ma anche il deus ex machina della vicenda. La sua presenza rappresenta tutto ciò che esiste, ingloba in sé il bene e il male. Lei è la possibilità in fìeri di ciò a cui si potrebbe aspirare, di ciò di cui si potrebbe essere vittime. Il suo fare insidioso e allusivo scatena un gioco perverso di desideri, e rimescolando le carte Ana riesce a incanalare sulla giusta via l’ardore dei due per ripristinare quella passione ricercata, quel sentimento assopito.

Il film, girato in soggettiva, è il primo lungometraggio di Adrian Sitaru con cui ha ottenuto il premio speciale della giuria: l’Alexander d’Argento e il premio come migliore attrice, vinto da entrambe le protagonisti femminili al Festival di Salonicco. Il regista, non solo ha effettuato la scelta insolita di dare ampio spazio ai punti di vista dei personaggi con questa tecnica di ripresa, ma ha anche intersecato le vedute grazie al montaggio alterno dei punti di vista dei tre attori principali.

Sportivi come nella pesca, in cui i pesci poi vengono rilasciati nelle acque, così Mihai lascia la sua donna. Libera di scegliere e libero di essere scelto. Ma importante è anche il gioco di parole che nasce dal titolo inglese, Hooked, la cui radice implica lo sport ma anche il fare prosaico e provocante della giovane Bocca di Rosa.

Autore: Caterina Mirijello
Pubblicato il 18/02/2015

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