Goodbye Solo

Tra le aspre montagne del North Carolina c’è un posto speciale chiamato Blowing Rock, dove un vento fortissimo sospinge in alto nell’aria qualsiasi oggetto lanciato nel baratro roccioso. Si può lasciar cadere nel vuoto un bastoncino e vederlo tornare indietro o ancora, in una giornata nevosa, ammirare i fiocchi di neve che fluttuano verso l’alto anziché cadere giù. E’ qui che William, uomo taciturno e piuttosto scorbutico, ha deciso di farsi accompagnare dal giovane tassista senegalese Solo. Forse per lanciarsi nel vuoto, per morire, senza voler condividere con nessuno i suoi pensieri e le motivazioni della sua scelta radicale. Ma Solo non ci sta; vuole sapere, capire, scalfire i silenzi cupi di quell’uomo misterioso e burbero seduto sul sedile posteriore del suo taxi, nel disperato tentativo di fargli cambiare idea. Così, mentre la data fissata per il viaggio a Blowing Rock si avvicina, nasce tra i due protagonisti una strana amicizia.

Ramin Bahrani, regista americano di origini iraniane in concorso a Venezia con At Any Price e 99 Homes, si muove sulla falsariga de Il sapore della ciliegia di Abbas Kiarostami e compone una riflessione efficace e asciutta non tanto sull’idea del suicidio in sé per sé quanto sul senso dell’amicizia, sulla reciproca diversità e sulla libertà personale. Goodbye Solo, vincitore del premio FIPRESCI a Venezia nel 2008, punta molto sull’ottima interpretazione dei due attori protagonisti Souleymane Sy Savané e Red West, perfette incarnazioni di due modi di sentire del tutto differenti. Gioviale e generoso il primo, il viso aperto e sincero sempre attraversato da sorrisi spontanei; disilluso e amareggiato il secondo, come segnato da un’inguaribile ferita interiore (un passato difficile, un segreto doloroso?).

Mentre di Solo il film ci racconta i sogni – quello di diventare un giorno assistente di volo –, la famiglia – una moglie sudamericana e la figlia di lei, e poi la nascita di un nuovo bambino –, le amicizie e la quotidianità, la vita di William è un mistero fitto tanto per il suo nuovo amico quanto per lo spettatore. E’ un ritratto, quello di questo personaggio, costruito tutto per sottrazione, per assenza. Del resto William ha deciso di opporre al mondo un netto rifiuto, mentre Solo combatte le sue non poche difficoltà quotidiane ogni volta con rinnovata energia. Come due rette perpendicolari, le vite dei protagonisti si toccano e si incrociano, ma non potranno che procedere verso direzioni opposte. Ramin Bahrani non sceglie un finale risolutivo e non pretende di fornire risposte alle domande che solleva. Lascia, inevitabilmente e realisticamente, i suoi personaggi di fronte alle scelte cruciali della loro esistenza, circondati dalla magnifica cornice naturale di Blowing Rock, dove il paesaggio boscoso qua e là ammorbidito dalla nebbia si tinge dei colori superbi e caldi – rosso, giallo, arancio – dell’autunno.

Senza retorica né verbosità, Goodbye Solo si avvale di un linguaggio leggero e diretto, ma non per questo poco raffinato. E’ un film all’apparenza scarno, ricchissimo in realtà di dettagli significativi, fatto di sguardi carichi di pensieri e sentimenti, di parole trattenute e di speranze disattese. Un racconto per certi versi amaro, ma nel quale i personaggi trovano infine, ognuno a proprio modo, una pacificazione – seppure dolorosa – con ciò che li circonda.

Autore: Arianna Pagliara
Pubblicato il 18/02/2015

Articoli correlati

Ultimi della categoria