Kidding - Il fantastico mondo di Mr. Pickles
Di come sopravvivere alla bontà.
In fedele continuità con Eternal Sunshine of the Spotless Mind, Jeff Piccirillo è un Joel Barish che non riesce a cancellare una perdita, una mente candida cui viene negata l’infinita letizia. Jeff Piccirillo è anche il Truman Burbank di Peter Weir, una volta oltrepassata la soglia del suo mondo real(ity)e. Ma Jeff Piccirillo è soprattutto Mr.Pickles/Jim Carrey, un uomo condannato a sorridere e a far sorridere nonostante i drammi della vita.
Kidding, serie tv creata da Dave Holstein (staff writer di Weeds che ritorna dopo la deludente Brink), segna il ritorno alla collaborazione di Jim Carrey e Michel Gondry dopo il fondamentale film del 2004. L’interprete di Ace Ventura ha avuto un’infanzia decisamente difficile, ha vissuto con la famiglia in un camper date le ristrettezze economiche seguite al licenziamento del padre contabile, e di recente, nel 2015, ha dovuto affrontare anche il suicidio della compagna Cathriona White, ed è difficile non vederne traccia nella sua interpretazione di Mr. Pickles. Di contro, il regista di Versailles ha già dimostrato di saper rappresentare, mantenendosi coerente col suo immaginario fatto di découpage e artigianato, la malinconia e il dolore di una perdita (si pensi al sottovalutato Mood Indigo – La schiuma dei giorni). Nonostante sia una serie creata da un terzo, il segno di entrambi è ben presente, a partire dalla sigla diversa per ciascuna puntata che ripropone il meccanismo delle instagram stories del profilo di Gondry. Per il resto, l’altro pregio di Kidding è quello di non essere lo show di Jim Carrey, ma una vera e propria storia su una famiglia (disfunzionale come tante) che non è la nostra, ma nello stesso tempo lo è. E può esserlo perché Carrey viene affiancato da signori attori come Catherine Keener e Frank Langella: loro sono i Piccirillo, nome di origine italiana il cui senso non può essere sfuggito al creatore.
Kidding ci dice che il dolore può essere insopportabile, che il lutto può annientare, ma che nulla, dei nostri sentimenti, può essere risolto semplicemente facendo finta che non ci sia, come lo si può fare con una puntata sulla morte da non mandare in onda. Kidding non cerca il grottesco mostrando il lato oscuro della tv dei bambini (come nell’Eliminate Smoochy di Danny De Vito, con Robin Williams e Edward Norton), non è una dark comedy, anzi. Kidding punta in alto, ci spinge a misurarci con le nostre paure, a cambiare prospettiva (e sulla parallasse si giocava tutto il celebre video dei Chemical Brothers Let Forever Be diretto proprio da Gondry). Ci dice che l’ascolto a volte è più importante del saper parlare, e che la bontà ha un costo (ed è forse la cosa più rivoluzionaria e sconvolgente). A volte, specialmente vedendo gli episodi 4 e 10, si ha la sensazione che Kidding ci parli di cose così grandi che per noi è difficile assumerle senza soffrire. Kidding fa piangere, ma non di un pianto empatico, quello che si prova per i personaggi di una serie o di un romanzo. Kidding ci fa piangere di noi stessi, della nostra terribile condizione di esseri umani alle prese con l’irragionevole ragione di esistere e di essere. Kidding sembra tutto questo e poi con un rovesciamento finale sembra il contrario. Ma forse è la serie che serviva per una enorme seduta di autocoscienza universale.