They Shall Not Grow Old - Per sempre giovani
Qualcosa di nuovo sul fronte occidentale. Peter Jackson assieme alla BBC per la pratica dell’archiveology.
Nell’anno in cui ricorre il centenario della fine della Grande Guerra (1918), in collaborazione con l’Imperial War Museum e la BBC, Peter Jackson decide di descrivere il conflitto utilizzando esclusivamente materiale di repertorio. Per realizzare They Shall Not Grow Old - Per sempre giovani il regista parte da 600 ore di interviste e da 100 ore complessive di filmati d’archivio (di cui la maggior parte proveniente proprio dall’Imperial War Museum) al fine di raccontare l’esperienza di guerra, in particolar modo tra le fila dell’esercito britannico impegnato sul fronte occidentale. Le testimonianze dei reduci vengono pronunciate da una voice over che restituisce una dimensione corporale all’immagine d’archivio, formando il racconto storico. Ancora inconsapevoli di quello che sarebbe accaduto, ignari dello scenario politico e della natura del conflitto, i soldati raccontano di come si fossero arruolati nell’esercito anche senza una vera e propria motivazione o credo politico. Ragazzini di quattordici e quindici anni decidono di mentire sulla propria età per poter prendere parte a quella che per loro sembrava essere solo una stimolante avventura.
Ai volti sorridenti e contenti, agli scatti di gruppo, agli allenamenti e alle esercitazioni dell’inizio sopraggiunge la catastrofe, la distruzione. L’esercito passa attraverso alcuni villaggi completamenti rasi al suolo dal fuoco del conflitto. I morti e le macerie segnano il paesaggio. Nella prima parte del film i materiali di repertorio in bianco e nero incarnano un valore storico e antropologico, mostrano le modalità secondo cui la storia veniva filmata e rappresentata. Dopo circa mezzora l’immagine d’archivio, oltre a essere riconfigurata e ripresentata nel tempo presente, cambia radicalmente status attraverso l’utilizzo del colore, della computer grafica e del 3D. Dal momento della sua realizzazione a quello della sua ricollezione, il filmato d’archivio conquista un enorme potere spettacolare oltre che informativo e illustrativo. Jackson sembra voler svelare la natura spettacolare che contraddistingue l’esperienza di guerra. Il colore restituisce integra la sanguinosa vividezza del conflitto, i dettagli dei corpi caduti al suolo e del gas che infesta il campo di battaglia.
Effetti sonori oltre che visivi tendono ad arricchire i filmati di repertorio che mostrano soldati al riparo nelle trincee, intenti nelle operazioni di pattugliamento o nell’attacco per mezzo dei mortai. Dal momento che la macchina da presa non può ancora, agli inizi del Novecento, arrivare in prima linea per documentare e illustrare il conflitto a fuoco, è il rumore di esplosioni e raffiche di mitra inserito in post-produzione a calare lo spettatore nella dimensione aptica e multi-sensoriale dello scontro.
Nonostante il regista decida di eliminare la maggior parte di riferimenti a luoghi e a date, dando vita ad un racconto collettivo e non a una serie di testimonianze e storie individuali, Jackson nell’operazione di re-inquadramento del filmato d’archivio si concentra su specifici volti, primi piani che emergono a ripetizione dagli scatti di gruppo. In questo modo, nonostante non venga seguita una linea narrativa univoca, viene restituita l’esperienza umana del trauma della guerra. Il ri-uso del materiale d’archivio come linguaggio cinematografico, approccio critico definito da Catherine Russell archiveology, riflette sulla riconfigurazione e ripresentazione dell’immagine per produrre nuova conoscenza storica. In They Shall Not Grow Old la pratica del riciclo e del ri-utilizzo dell’immagine d’archivio non rimane esclusivamente strumento per una lettura meta-storica del passato. Il materiale di repertorio diventa elemento da rimodulare, riconfigurare e ri-attivare nel presente per formare un racconto storico che rispecchia determinati canoni estetici e stilistici del cinema contemporaneo.