CINEMA E TEMPO - Primer

di Shane Carruth

Il viaggio nel tempo sotto lo sguardo nerd di Shane Carruth si complica come non mai. Una sfida allo spettatore e all'idea stessa di fantascienza.

Primer - recensione film carruth

[Questo articolo fa parte di uno speciale dedicato al rapporto tra cinema e tempo, un approfondimento nato sulla coda lunga di Tenet, il film di Christopher Nolan che in questo difficile 2020 aveva riaperto una stagione cinematografica e riportato il grande pubblico in sala, seppur tra le tante difficoltà. Oggi, al momento in cui si scrive, quel tentativo è di nuovo interrotto, ma la suggestione del viaggio nel tempo rimane, la conserviamo come uno dei tanti, sottili fili che ci legano e riportano alle immagini. Perché il cinema, che fosse attraverso le griglie rodate del genere o l’interpretazione personale dello sguardo autoriale, si è sempre interrogato sulla quarta dimensione, ne è emanazione e macchina del tempo esso stesso, per come ci permette di viaggiare per ere prossime o lontane.
Questo dossier propone una serie di film che, in modo molto diverso tra loro, riflettono e “sperimentano” il viaggio nel tempo; una costellazione di titoli, per provare a capire come il cinema abbia affrontato l’argomento nelle sue diverse ramificazioni].

Due ingegneri informatici creano quasi casualmente un dispositivo capace di mandare indietro nel tempo la materia. Non ci metteranno molto a trovare il modo di viaggiare loro stessi nel passato, fiduciosi di saper prevenire e fronteggiare tutti i problemi e i paradossi che questo comporta.
Da A a B e ritorno. Facile, no? Non proprio. Perché il viaggio nel tempo in Primer, opera prima dell'ingegnere prestato al cinema Shane Carruth, non ha nulla di facile. Niente che per complessità gli si possa anche solo avvicinare,  tra gli esempi più celebri del genere. Come in un Ritorno al futuro - Parte II esasperato all'inverosimile, complicato da decine di “doppi” e piani temporali differenti, questo piccolo, piccolissimo (costato appena settemila dollari) film di fantascienza, usa tutti gli espedienti del caso per costruire un meccanismo intricatissimo e ineccepibile.

Ma andiamo con ordine. Un dispositivo viene acceso in un punto A (per ipotesi, alle 12.00). I viaggiatori vi entreranno da un punto B (alle 18.00). Una volta dentro, dovranno attendere sei ore prima di uscire di nuovo dal punto A, cioè nel passato, facendo però attenzione a non incrociare i loro doppi che stanno ancora aspettando di entrare nella macchina.
Queste solo le premesse di un film destinato a complicarsi a dismisura, a destreggiarsi tra linee temporali diverse, duplicati e paradossi. Una versione in piccolo ed estremamente più densa del recentissimo Tenet, di cui Primer è diretto ispiratore (a partire dall'uso delle maschere d'ossigeno). Ma se nel film di Christopher Nolan i paradossi temporali si prestavano perfettamente alle trovate espressive di un action sempre e comunque godibilissimo, anche quando l'intreccio poteva spiazzare e confondere, in quello di Carruth, che è fantascienza pura, è proprio il viaggio a essere il centro inevitabile di tutto. Un rompicapo temporale da sviscerare quindi a ogni costo, che sfida lo spettatore, lo obbliga, blocco degli appunti alla mano, a re-watch su re-watch, facendolo perdere tra timeline differenti (nove in tutto) che si dispiegano senza fermarsi un momento, senza offrire un appiglio interpretativo o un qualsiasi momento chiarificatore.

È un grande gioco, in fin dei conti, Primer. Ma un gioco nel senso più alto e nobile del termine. Una sfida all'intelligenza del suo pubblico attraverso rompicapi che nascondono al loro interno, come ogni film post 9/11 che si rispetti, l'idea del viaggio nel tempo come ultimo, disperato tentativo di fermare un evento tragico del passato. Un'impresa titanica che tenteranno ancora in molti negli anni a venire, ma che nessuno – con buona pace dei vari Tenet e Dark – saprà mai eguagliare davvero.

Autore: Mattia Caruso
Pubblicato il 09/10/2020
USA 2004
Regia: Shane Carruth
Durata: 77 minuti

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