TORINO 2020 / "El elemento enigmático" + "The Philosophy of Horror: A Symphony of Film Theory"
Presentati assieme nelle "Stanze di Rol" del TFF 2020, due film sperimentali che pongono lo spettatore al centro della riflessione.
Esperienza sensoriale di circa 40 minuti, El elemento enigmático di Alejandro Fadel manifesta già dal suo titolo l’atmosfera di mistero. Presentato al Torino Film Festival nella sezione Le stanze di Rol, il film è un viaggio di tre uomini nascosti da tute e caschi, enigmatici come dei Daft Punk dell’ambient, volati in uno spazio siderale, sconosciuto e forse crudele. Questo film che propende molto alla video arte, nulla racconta se non quello che ambiguamente propone allo spettatore, chiamato a interrogarsi su cosa può o non può accadere. I tre astronauti comunicano senza parlare (leggiamo dai sottotitoli i loro dialoghi mentali) e vagano per questi spazi sconosciuti ritrovandosi di fronte il nulla avvolgente. Tra gas psichedelici emanati dalle rocce e corpi abbandonati, l’imperturbabilità di questo strano oggetto non viene smossa. Le domande filosofiche che i tre si pongono non chiedono risposte e nulla aggiungono al film che fa dell’arcano la sua cifra. Ma qualcosa per tutta la durata sembra aleggiare, è quell’Unheimliche freudiano, che aleggia in questo pianeta proibito, tutto accompagnato dalle musiche di Jorge Crowe, ambient industriale così profondamente inquietante. Tutto è sospensione, mistero, in un horror fantascientifco sperimentale, che mette in conflitto la brutalità umana contro la potenza impassibile della natura.
Segue a questo curioso oggetto, un’altra esperienza psichedelica: The Philosophy of Horror: A Symphony of Film Theory. I registi Péter Lichter e Bori Máté lavorano sulle immagini di uno dei film più iconici del cinema horror, Nightmare. Alcune sequenze tratte dai primi due capitoli della saga vengono modificate come se si agisse con dei reagenti chimici, quindi l’immagine è disturbata, non corrisponde più al film che tutti conosciamo. Intanto quello che ascoltiamo dalla voice-over sono degli estratti da The Philosophy of Horror or Paradoxes of the Heart di Noël Carroll, fondamentale testo teorico sull’estetica dell’horror. Questo esperimento vuole riflettere sul rapporto tra immagine e spettatore, la teoria di Carroll viene applicata alla materia filmica, cosicché - come nel film precedente - chi guarda è costretto a interrogarsi sulla relazione tra ciò che vediamo e ciò che il film non vuole mostrarci.
In questi due mediometraggi sperimentali, si indaga ancora una volta, il rapporto tra il genere e le teorie sul genere, tra l’immagine e la decostruzione di questa immagine, e ancora, tra chi guarda e chi è guardato e (probabilmente) manipolato da quello sguardo sempre imperscrutabile.