True Detective 2x05 - Other Lives
Dopo il traumatico precedente finale Nick Pizzolatto fa saltare il banco imprimendo una robusta accelerata alla narrazione, svelando misteri fino a ieri avvolti nell'oscurità.
Il quinto episodio della seconda stagione di True Detective segna un momento di ripartenza, rappresentando l’altro estremo di un’annata e una storia nettamente divise in due, troncate irrimediabilmente dal massacro di Vinci e dalla meravigliosa sequenza d’azione che ha chiuso lo scorso episodio. Un momento che ha segnato le vite dei tre protagonisti, veri e propri sopravvissuti alla carneficina senza quartiere, antieroi le cui traiettorie narrative si sono finalmente incrociate, proprio come le highway di Los Angeles si incontrano nei grovigli di interscambio su cui tanto stanno indugiando i registi. La sparatoria, dopo momenti di tensione concitata, termina con una plongée in cui l’istanza narrante, citando Taxi Driver, commenta l’accaduto ragionando sui risultati di quella devastante azione, una sequenza talmente violenta e improvvisa da prendere la riflessione e masticarla brutalmente, anzi inglobandola e facendola propria (anche dal punto di vista teorico, Michael Mann docet), come un’inevitabile e istintiva reazione. Alla fine arriva quel fermo immagine che ancora rimbomba potente nella memoria dello spettatore, quell’istante in cui il tempo si ferma, il presente viene cristallizzato e lo spettatore è abbacinato da un momento tanto simbolico da necessitare una pausa, anzi una periodo di fissità, esattamente come nel finale dei Quattrocento colpi dove Antoine Doinel dopo la corsa per la libertà torna verso la macchina da presa, l’immagine si ferma ma il sonoro continua. Qui, come in quel caso, lo spettatore è colto nella contemplazione di un momento spartiacque, talmente paralizzato da non poter più considerare il procedere incessante della esistenza dei soggetti diegetici, di una vita che tuttavia, come ci conferma l’ineludibile presenza del sonoro, esiste anche senza di noi e chissà dove sarà quando l’andremo a riacciuffare.
Quando Truffaut andò a riprendere il suo eroe autobiografico passarono diversi anni, Antoine Doinel era ormai un adulto alle prese con la propria educazione sentimentale in Baci rubati; Pizzolatto raggiunge i suoi protagonisti dopo un’ellissi più contenuta ma in ogni caso consistente: sono passati sessantasei giorni dal massacro di Vinci, l’omicidio di Caspare è stato dichiarato chiuso e nuove lotte di potere si avvicendano sul crinale tra politica e malaffare per accaparrarsi una superiorità anche solo apparente. Per Ray, Ani e Paul però quella giornata è stata troppo densa di significati per potersela lasciare alle spalle, soprattutto se si considera quanto li ha resi uniti in un momento in bilico tra la vita e la morte, simile a tante situazioni belliche, dove la parte più intima dell’essere umano emerge quando meno te l’aspetti a certificare quell’innato attaccamento alla vita. “Siamo dei sopravvissuti” dice con convinzione Ray Velcoro, senza andarci tanto lontano: i tre sono a tutti gli effetti orfani di quel momento, forse l’unico, in cui si sono sentiti realmente vivi, realmente utili; sono dei reduci alle prese con il proprio trauma.
Ritrovarli dopo tanto tempo non può che lasciare spiazzati. La confessione di Ani, apparentemente fuori luogo in un gruppo d’ascolto di molestatori, comincia a tirare fuori quell’enorme mondo interiore che la donna nasconde sotto varie maschere, dalla divisa all’odio per il genere maschile. I suoi gusti sessuali vengono allo scoperto in tutta la loro evidenza, fungendo da bombola d’ossigeno in grado di dare un po’ di fiato a una donna sul punto di esplodere, estremamente bisognosa di qualcuno con cui parlare e sfogarsi. Il suo rapporto con l’alcol già malsano all’inizio, comincia ad avere effetti sulla sua stabilità psicofisica (le mani danneggiate, eterna immagine metaforica della serie), ma la donna sembra ormai poter imboccare la strada della consapevolezza e scegliere con convinzione di ripartire lì dove aveva terminato nello scorso episodio.
Paul è alle prese con il suo passato che torna a tormentarlo in varie forme, dalle memorie di Black Mountain alla giovane che continua a dire di essere stata abusata da lui. Il dramma reale però si nasconde in un abito, la giacca e la cravatta simboli della sua promozione a detective, che gli sta addosso come uno scafandro, limitandogli ogni movimento, ogni libertà d’azione e immaginazione. Se a questo poi si aggiunge il rapporto con una madre possessiva, alcolizzata, incestuosa, che non l’ha mai amato e ha sperperato tutti i suoi risparmi, il quadro psicologico di Paul si fa davvero drammatico, una condizione all’interno della quale compiere il proprio lavoro diviene l’unica possibile soluzione per tenersi eretti.
Ray non sta certo meglio degli altri due: viene sfrattato dalle case popolari in quanto non più poliziotto, ma nella drammatica uscita dall’abitazione guadagna la consapevolezza che i messicani sono stati soltanto una copertura, che la faccenda di Caspare è molto più grossa, visto anche il coinvolgimento del suo partner Dixon morto nel massacro di circa due mesi prima. C’è bisogno di un po’ di tempo, qualche bicchiere di whisky e una serie di sfoghi più o meno violenti, ma alla fine i tre non possono che rielaborare il momento del massacro attraverso il ritorno al proprio mestiere, tornando ad essere davvero dei true detective, degli outlaw senza bandiera alle prese con un’ossessione e con la convinzione che nel perseguirla si giochi la partita più grande di tutte, la loro rispettiva autodeterminazione.
Se Ray Velcoro è il personaggio narrativamente più importante della serie non è per la quantità di screentime o per il suo impatto sulla storia, bensì perché fa da ponte, grazie alla sua vicenda biografica, con l’altro looser di questa stagione, Frank Semyon. I rapporti ormai si sono incrinati del tutto: dopo esser ritornato a fargli da braccio destro, a risolvergli ogni tipo di problema, accettando anche l’umiliazione di dover riscuotere il pizzo alla porta di poverissimi messicani per conto di Frank, il loro rapporto sembra arrivato a un punto di non ritorno. Frank dal canto suo è sempre più inabissato in un mondo che non riesce a dominare in un gioco di ruoli in cui emerge ancora più chiaramente quanto questi sia un uomo che ormai ha perso completamente la stoffa del gangster – se mai l’ha avuta – e che tuttavia è condannato ad esserlo, anche a costo di risultare poco credibile. In questo caso viene fuori l’azzeccatissima scelta di affidare il ruolo a Vince Vaughn, il quale aggiunge al personaggio una vena ironica perfetta nel miscelare le sue molteplici anime e al contempo nel sottolineare la sua difficoltà a gestire gli affari con la serietà che richiederebbero. È proprio per questa ragione che dalle situazioni più impegnative fugge con battute non richieste e pericolose, come quando chiama Cisco Kid lo scagnozzo messicano o vietnamita (più un riferimento alla famosa foto di piazza Tienanmen) il faccendiere di Chessani.
Other Lives è un episodio densissimo che accompagna lo spettatore verso il reale scioglimento del main plot stagionale, facendo emergere una lunga serie di elementi su cui fino ad ora è stato posto un velo di mistero e offrendo una quantità di interrogativi sui successivi sviluppi del racconto. Intanto Ani si concentra sui festini e immaginiamo riuscirà a infiltrarsi in uno di questi attraverso la sorella, forse già dal prossimo episodio, nel quale potremo assistere alla tanto chiacchierata sequenza dell’orgia stile Eyes Wide Shut. Paul, ritornato in pista e spogliatosi dell’armatura, le fa da braccio destro concentrandosi sui diamanti e il loro legame con Caspare. Ray invece rappresenta l’elemento instabile della squadra, quello fuori dal sistema, proprio là dove si annida l’origine del noir, al limite tra la legge e il crimine. Velcoro è uno che sa dove scavare e ha i mezzi per farlo – oltre alla possibilità di non essere scoperto – come dimostra la bella quanto brutale sequenza in cui massacra l’inquietante chirurgo plastico. La partita di Ray si gioca anche sul tavolo della propria vita privata e adesso che ha scoperto il grande inganno subito da Frank, sarà estremamente difficile contenere la violenta esplosione del suo lato oscuro.