Vinyl 1x06 - Cyclone
Nell'ombra di Richie, l'ultimo sopravvissuto su Marte.
Is there life on Mars?
David Bowie – Life on Mars
Il diavolo ha un viso angelico, è biondo ed ha un sorriso complice. Prima c’è e poi scompare dietro al vetro di una porta finestra, o dietro un corridoio, e si materializza nel presente psicotico, nel ricordo di un evento doloroso e rimosso. Esiste solo nello sguardo di Richie Finestra? E’ vicino a lui (è forse dentro di lui? E’ forse solo intorno a lui?) lo spinge verso la perdizione, personaggio centripete in caduta libera, diretto sempre più verso il fondo del suo inferno personale. La mefistofelica presenza nasce dal sonno non dormito, dall’amore non corrisposto, dall’abuso di alcool e droghe, è la paranoia di un tradimento, è la menzogna sussurrata, è il senso di colpa e il terrore nel castigo di un omicidio compiuto, ed è bianco come la neve che viene continuamente sniffata.
Richie Finestra è il personaggio cardine dell’intera rappresentazione, un nodo eccentrico ed irrefrenabile che aspira vorticosamente, come un buco nero, tutta la narrazione, il contesto, e tutte le caratterizzazioni secondarie. Con un carattere così eccessivo si rischia si assoggettare la coralità del racconto ad una bidimensionalità espressiva incapace di sciogliersi nella totalità, e profondità, della narrazione. Una sintesi che appiattisce il contesto nella figura, illuminando in silhoutte una personalità eccessivamente definita, geometricamente scalena e incolore. La sesta puntata di Vinyl continua a puntare lo sguardo su Richie, sempre più pedina centrale di un fuoricampo narrativo espanso, un occhio del ciclone oramai divenuto riconoscibile, punto focale interno al vortice che tutto trascina e distrugge, incapace di smorzarsi e rallentare in un vento diffuso e di ampio respiro narrativo. Nell’ombra di Richie si tratteggia e si impersona il depositario del contratto faustiano, Ernst, lo switch finale, ampiamente suggerito già nelle sequenze iniziali ed atteso quindi fin dalle prime scene, definisce un passato rimosso, una nascita (famigliare e professionale) infausta. Il rinnovamento dell’etichetta discografica inizia dallo stile interno, dalla ridefinizione del logo e dello spazio occupato dalla casa discografica all’interno del palazzo, contraltare di una rinascita che nella vita di Richie (e forse dell’intera serie) diventa necessaria.
Vinyl traccia e rappresenta una mappatura non solo divistica delle sonorità e dei generi musicali ma include in essa dei luoghi culturalmente rilevanti di New York inscrivendoli in una sorta di toponomastica spaziale della produzione artistica newyorkese degli anni ’70. Avendo già incluso nelle coordinate rappresentative la factory warholiana, la musa Devon, torna ad ispirare gli artisti del periodo residenti del Chelsea Hotel. E se l’etichetta non riesce a far ingaggiare nessuno secondo chitarrista ai Nasty Bits, tutte le candidature saranno troppo tecniche e virtuose per l’energia ruvida del suo frontman, quast’ultimo troverà da sé la sua ideale spalla – scelta sottolineata da un piano sequenza musicale davvero ben riuscito - durante un frenetico e divertente furto in un negozio di strumenti musicali.
Vinyl è una serie che descrive un universo spaziotemporale musicale definito con antologica cadenza. L’American Century è il centro paratestuale intorno al quale presentare nostalgicamente il rock anni ’70. Ad ogni puntata un gruppo o un solista calca il palco, coverizzando un grande successo, mettendo in scena - nel miglior modo possibile - un amarcord musicale. Questa scelta trova la sua commuovente sincronia con l’apparizione in scena di David Bowie (Noah Bean) e la sua ancora calda e reale scomparsa – puntata definita nel finale alla memoria del Duca Bianco - si riempie di nostalgica commozione nello scambio di battute sul palco prove del suo Ziggy Tour tra Bowie e Zak, dove all’affermazione del primo – Ziggy va in pensione – il secondo domanda – Torna su Marte? - Bowie risponde – Una cosa del genere. Decisamente e dannatamente struggente.