Pen15

Hulu ci regala una cringe comedy divertente ed intelligente sulla pubertà di due ragazzine statunitensi negli anni Novanta.

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All’interno di quella che è probabilmente la scena più variegata e prolifica della televisione attuale, il teen-drama, si sta pian piano sviluppando una piccola, ma non per questo meno degna di nota, appendice che si interessa agli ambienti della middle-school statunitense e alla fascia di età che corrisponde alla pubertà/pre-adolescenza. PEN15, la nuova serie Hulu creata da Maya Erskine, Anna Konkle e Sam Zvibleman, si pone a metà fra due prodotti che potrebbero definirsi apripista del genere e che hanno già ottenuto un relativo successo di pubblico e critica: uno cinematografico, Eighth Grade, presentato al Sundance Film Festival 2018 dallo statunitense Bo Burnham, che osserva con insistenza quasi sadica la vita di una ragazzina all’ultimo anno di middle-school, e uno televisivo, targato Netflix e creato da Nick Kroll, Big Mouth, una serie animata sul passaggio dall’infanzia all’adolescenza di un gruppo di ragazzini americani.

A metà fra l’onnipresenza quasi claustrofobica della protagonista nel primo film, e l’impostazione marcatamente corale del secondo, PEN15 racconta la storia di un binomio, quella delle due tredicenni Anna e Maya lungo tutto il corso della loro seventh grade. La narrazione si concentra, da una parte, sulle due protagoniste prese singolarmente, una statunitense ed una nippoamericana, vuoi ricontestualizzando in un ambiente più goffo ed acerbo alcuni dei topoi del teen-drama, come il perseguimento dell’esperienza romantico-sessuale, il ballo di fine anno o il bullismo; vuoi dando spazio a scorci di vita inediti o quasi in televisione come il risvegliarsi del desiderio sessuale femminile o le prime prese di coscienza delle violenze sistemiche subite. È soprattutto il personaggio di Maya, in questo senso, a portare sullo schermo il ritratto più inedito ed interessante, merito anche di una controparte, Anna, mai invasiva e sempre esattamente al posto giusto al momento giusto. Se c’è una cosa che PEN15 restituisce in pieno è, infatti, proprio l’idea della pubertà come di un momento fatto essenzialmente di scoperte, di introduzioni, di sproporzioni, di stupore, di passaggio.

Dall’altra parte, quella a cui assistiamo episodio dopo episodio è l’evoluzione di un rapporto fra due ragazzine, che va riconfigurandosi e raggiustandosi ad ogni mutamento fisico o emotivo delle due protagoniste. Così come le due amiche prese singolarmente, anche il loro legame viene presentato in tutta la sua ambiguità e portata comica, un’amicizia quasi ossessiva, soffocante ma anche così confortante e sincera.

La nuova serie Hulu si pone al contempo sia in continuità sia in discontinuità con i due prodotti citati anche da un altro punto di vista: come questi, si tratta di una cringe comedy che sfrutta il senso di inappartenenza e disagio legato alla fase preadolescenziale, ma lo fa adottando uno stile ibrido a metà fra il racconto iperrealista con attori in carne ed ossa (forte di una buona componente autobiografica delle due attrici protagoniste/autrici) e il caricaturale, se si considera il fatto che Maya Erskine e Anna Konkle sono due trentunenni che recitano le parti di due tredicenni in mezzo ad un intero cast di ragazzini. L’effetto comico ottenuto dal contrasto è evidente (e si avvicina a quello che si poteva trovare nella saga di Wet Hot American Summer) ed è anche ben sfruttato nelle diverse soluzioni narrative e registiche trovate nel far interagire le due protagoniste e gli altri attori, specie nelle situazioni che richiedono un contatto fisico più pronunciato come la scena del primo bacio di Anna con un compagno di scuola.

PEN15 è una serie molto intelligente che travolge lo spettatore in un continuo gioco di richiami e riflessi a partire dalla ricostruzione del 2000, presentato retrospettivamente come se fosse una pubertà della nostra era tecnologica con i primi computer e le playlist su CD. Scritta pensando a un pubblico ora adulto ma che ha attraversato proprio in quegli anni questa fase di trasformazione ormonale, imbarazzo e stupore che è la pubertà, la serie riesce a estrarre perfettamente l'anima comica del disagio tipico di questa parte della vita e al contempo, attraverso l'uso della comicità, trova la giusta distanza per riappropriarsi con una nuova sensibilità del discorso sulla pubertà.

Autore: Irene De Togni
Pubblicato il 29/03/2019
Durata: 1 stagione da 10 episodi

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