3 Days to Kill
Ennesimo action targato Luc Besson, poco convincente nonostante un Kevin Costner come sempre in parte
Ethan Runner è il classico agente malmesso e sgualcito a tre giorni dalla pensione, se solo anche le spie internazionali avessero qualcosa del genere. Impegnato in un’operazione in Europa, Ethan scopre tuttavia che la tosse che lo affligge e i mal di testa ripetuti non sono un malore passeggero, ma una malattia terminale. E’ tempo allora di chiudere con il lavoro, di tornare a casa dalla famiglia e cercare per quanto possibile di recuperare un rapporto con moglie e figlia. La missione però è come lo spettacolo, deve sempre andare avanti, e così Ethan si ritrova invischiato nella sua ultima caccia all’uomo. A tenerlo in ballo solo una cosa, l’offerta di una cura sperimentale che forse potrà regalargli dei giorni in più da passare con i suoi cari troppo a lungo trascurati.
Diretto da McG e sceneggiato da Luc Besson, 3 Days to Kill è un curioso incontro tra due forme diverse di cinema d’azione, quella più muscolare e spettacolare di marca americana e quella più frenetica ma ironica di stampo francese. Il risultato è un film che a tratti riesce a sfruttare Parigi come fosse una metropoli a stelle e strisce (splendido un inseguimento con sparatoria per le strade del centro), ma che per la maggior parte del tempo cerca di stemperare il tono più action e drammatico con iniezioni di quell’ironia sopra le righe tipica di Besson e di certo cinema francese. Personaggi macchiette, situazioni volutamente irrealistiche e paradossali, siparietti ammiccanti e continue strizzatine d’occhio imperversano nel film, frapponendosi insistentemente tra le varie scene d’azione. Ed è un peccato, perché certe situazioni dinamiche e spettacolari McG le sa sicuramente portare a casa (vedasi il primo tempo di Terminator Salvation), mentre Kevin Costner veste i panni dell’agente fuori tempo massimo come fossero il suo vecchio vestito preferito, sgualcito ma ancora perfetto per l’occasione. Ma invece di calcare il pedale del genere 3 Days to Kill si perde in sghignazzate e pretesi divertissement, pochi dei quali davvero calzanti ed efficaci. All’attivo restano alcune belle sequenze, un buon protagonista e una splendida Amber Heard in plurima veste da femme fatale, ma per il resto il film di McG e Besson soccombe in un incontro-scontro tra ironia e azione decisamente mal pensato, aggravato poi da una generale banalità in fase di scrittura.