In questo mondo
In questo mondo è un’irripetibile testimonianza sulle pastore donne che lavorano in tutta Italia. Un vivido omaggio all’universo femminile e un invito ad osservare il mondo con occhi nuovi
La pastorizia è sempre stata considerata un’attività per soli uomini. Eppure, paradossalmente, proprio il lavoro del pastore, nell’inestricabile rapporto con la Terra e le sue creature, nell’idea stessa di sacrificio che esso implica, invoca e presuppone una sensibilità del tutto femminea. Del resto, la stessa Anna Kauber, regista di In questo mondo, afferma che «la donna è madre anche senza esserlo». Finanziato attraverso una campagna di crowfunding e vincitore al 36° Torino Film Festival nella sezione Italiana doc., il documentario della regista e paesaggista parmigiana è un’indagine unica e irripetibile sull’attuale condizione delle pastore in tutta Italia e insieme un vivido omaggio all’universo femminile, alle sue meraviglie e alla sua resistenza in una società ancora sorretta da fondamenta maschiliste.
Con un viaggio di diciassettemila chilometri in due anni, dalle Alpi all’Aspromonte, passando anche per Sicilia e Sardegna, e un centinaio di interviste effettuate a donne dai venti ai centodue anni di età per ore e ore di girato (il montaggio è di Esmeralda Calabria), Kauber ha raccolto pazientemente e con amore una mole di materiale degna di un’epica. Eppure l’impresa della regista si tiene diametralmente distante dalla magniloquenza di una mitizzazione fin troppo scontata. Fin dalla scelta del titolo, una rivendicazione di materialità, di attaccamento alla terra e a tutto ciò che essa ha da offrire, Kauber dimostra di volersi tenere ancorata a una concreto senso del reale e della contingenza, mettendo in primo piano i racconti e la lucidità di donne coriacee, temprate dalla vita e sospinte dalla propria vocazione alla pastorizia. Donne che vogliono essere considerate tutto tranne che donne eccezionali, per quanto sia indubbiamente ostico il loro mestiere. Dunque, una rivendicazione di legittimità per una minoranza da sempre osteggiata: orgogliose donne pastori in un’Italia, questa nostra Italia, dove la pastorizia va preservata come risorsa ecologica fondamentale.
In una babele di dialetti e accenti queste donne di diversa età ed esperienze raccontano le proprie vite, tra gioie e sacrifici. C’è per esempio Efisia, che ama talmente tanto le proprie pecore da anteporre la loro salute alla propria; Caterina, la pastora musicista, che ha scelto di non continuare la carriera musicale per dedicarsi alla pastorizia e ora allieta il proprio gregge suonando il violino durante il pascolo; o ancora Gabriella, la quale ha preferito a un matrimonio con un uomo benestante una vita costantemente a contatto con i suoi animali da accudire. Storie, volti, geografie differenti ma tutti accomunati dalla medesima passione, dalla medesima scelta perseguita con naturalezza da donne incessantemente sospinte e richiamate verso la terra da forze ataviche, nonostante l’ottusa ostilità - tutt’ora presente - di chi continua a considerare la pastorizia una questione maschile. Una comunione totale, dunque, quella di queste pastore con la natura e i suoi elementi, per cui, per alcune di esse, consumare la carne dei loro stessi ovini acquisisce una rilevanza quasi spirituale («il più grande dono che possano farci»).
In questo mondo raggiunge un’intensità e un valore testimoniale preziosissimi, tanto più considerata la labilità dell’universo catturato, lavorando con la semplicità e la discrezione di uno sguardo paziente e capace nella sua onesta attenzione al dato materiale di lasciar parlare la natura e i suoi processi. Più che dischiudere lo sguardo verso un mondo altro, l’autrice riesce bensì ad illuminare questa medesima realtà di una luce differente, più calda, più materna, più amorevole e forse, proprio per questo, più produttiva. Con il suo documentario, Kauber rivolge dunque un invito che supera la portata delle singole storie raccontate. Un invito a considerare l’amore come fondamento per una società non solo più giusta e sana ma anche più efficiente.