John Wick
Da un ottimo Keanu Reeves e una coppia di stuntmen veterani arriva un grandioso noir d'azione, già tra i migliori action dell'anno.
Come ogni noir che si rispetti John Wick è anzitutto il racconto di un mondo a parte (mondo di mezzo lo chiameremmo in questi giorni), un mondo che prende vita tra le strade e i grattacieli di New York ma vive leggermente oltre di essi, in una realtà parallela dove i cittadini normali non riescono ad arrivare. Nel mondo di John Wick, tanto definito da avere una valuta tutta sua a base di monete d’oro, tutti sono in qualche modo criminali e tutti i criminali sono in qualche modo eleganti, raffinati, fedeli ad un codice condiviso e fatto di regole non dette. John Wick non è il re di questo mondo ma lavorava per i re, era l’uomo nero da mandare ad uccidere gli altri uomini neri. Era uscito dal mazzo ma adesso è tornato, un jolly impazzito pronto a chiudere la partita per sempre.
Assieme al capolavoro autoriale Blackhat e Fast & Furious 7, John Wick è il miglior film d’azione hollywoodiana di quest’anno, il perfetto bilanciamento tra noir ed action in un genere che ormai difficilmente riesce a rinunciare all’adrenalina dello scontro fisico. Non a caso a girare e produrre il film sono due stuntmen veterani, Chad Stahelski e David Leitch, che con la loro 87Eleven da tempo si sono specializzati nella realizzazione di scene di combattimento da presentare già pronte ai registi. Grazie all’esperienza accumulata i due hanno conquistato la regia del film, e i risultati sono esaltanti. Stahelski infatti si rivela da subito una promessa del cinema d’azione, uno sguardo già maturo e con stile da vendere. Lontano dagli abusati canoni della camera a mano e del montaggio più convulso, Stahelski sa bene come restituire al meglio l’azione sullo schermo: inquadrature pulite e morbide e montaggio più lento, a volte quasi fino al piano sequenza, restituiscono coreografie curatissime, nelle quali il personaggio resta sempre legato allo spazio che lo circonda, dotato di un ritmo forsennato ma sempre interno all’immagine. Il risultato è un film che scorre fluido anche nei momenti più concitati, capace di riproporre l’eleganza che contraddistingue le vesti e il mondo di questi personaggi anche nelle loro azioni.
All’elevata cura formale Stahelski affianca la capacità di alternare registri diversi con la massima efficacia. John Wick parte da un background puramente noir per poi oscillare tra action e graphic novel, un modello apertamente chiamato in causa a partire dai sottotitoli impiegati in certe sequenze. A volte il tono si alleggerisce con spruzzate di ironia, tuttavia la violenza del film è sempre all’insegna del miglior iperrealismo, quello capace di mantenersi credibile anche se costantemente spettacolare. Nonostante le decine di morti ammazzati, lo humour dosato al millimetro, l’abbondanza di sangue versato, John Wick infatti non sfocia mai nel pulp, nel grottesco; la sua violenza rimane ancorata al torbido di questo mondo criminale, non si fa mai apertamente divertente ma resta sempre professionale e quindi attraente per lo spettatore. John Wick è allora quel tipo di film nato quando tutto gira come deve, in cui un’ottima sceneggiatura di genere incontra un convinto protagonista (Keanu Reeves è perfetto e ci crede nel rendere vero e sentito un personaggio sull’orlo dell’eccesso) e trova il regista ideale a completare il tutto. Il risultato è un noir godibilissimo e intelligente, le cui scene d’azione portano lo spettatore a viaggiare in un mondo capace di unire raffinatezza e brutalità. Non a caso ad essere puniti sono soprattutto coloro che non riescono a mantenere questo rapporto, infrangendo la norma con una violenza volgare e cinica. Tutto il contrario di John Wick, impegnato in una crociata per chiudere definitivamente i conti col passato. Puro noir, con un po’ di Max Payne e un po’ Sin City e tanta classe in mezzo. Imperdibile.