Gone Girl/Fincher - Vertigini e spirali

Due.

Due come Nick e Amy.

Due come Amy e la fantastica Amy.

Due come Margo e Nick Dunne, gemelli inseparabili dati in pasto ai media.

Tutto in L’amore bugiardo - Gone Girl è doppio, dalla second life di una sociopatica all’immagine che ribalta il modello originale. Ogni cosa vive due volte, ogni volto è figura ancipite che proietta le sue ombre baluginanti sul reale. Il film di David Fincher presenta echi e rimandi a ogni svolta narrativa: tutto viene predetto ancora prima di esser visto. Si pensi solo alla carrellata di luoghi che scorgiamo durante i titoli di testa con la funzione di anticipare le geografie del film.

Binomi, opposizioni, dualismi che si ribaltano a velocità insospettate, sempre in attesa di un colpo di teatro che le trasformi in sintesi malate e fasulle. Questi doppi mostruosi e deformi s’iscrivono all’interno della cornice mediatica, anzi sono loro stessi i media: vertigini premingeriane, spirali hitchcockiane, femme fatales che diventano concorrenti di reality show. Gone Girl può permettersi di essere noir e parodia del noir allo stesso tempo, perché gioca con false piste, macguffin e moltiplicazione di punti di vista, in un’epoca dove il ribaltamento operato dai media è sotto gli occhi di tutti.

All’interno di questo dossier si inseguiranno tre piste d’indagine. La prima, di stampo narratologico, è curata da Attilio Palmieri, interessato a uno degli strumenti tecnici privilegiati all’interno del thriller: il punto di vista. Strumento chiave per poter ampliare la sfera e ricercare un dialogo con il resto della filmografia di David Fincher. La seconda pista, firmata da Davide Stanzione, fa eco a tutti quei film che vissero due volte, a tutte quelle spirali che creano déjà vu percettivi ogni volta che si presentano. Se la matrice di Gone Girl è innegabilmente hitchcockiana sarà allora interessante scavare oltre la patina dell’immagine e ricercare le radici del cinema di Fincher. Per finire il sottoscritto intercetterà in Gone Girl una satira lucidissima in grado di proiettare le ossessioni del cinema noir all’interno del mondo dell’immagini, dello sharing e delle strategie di comunicazione, nella convinzione che l’unico vero delitto inscenato nel film sia quello ai danni della stessa realtà.

Buona lettura.

Autore: Samuele Sestieri
Pubblicato il 30/12/2014

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