La Giuria composta da: Maurizio Caprara, Ivan Cotroneo, Carlo Freccero, Carlotta Natoli, Vania Traxler, Carlo Valeri, ha assegnato il Premio Amore e Psiche al miglior lungometraggio a The Parade (La sfilata), di Srdjan Drajojevic (Serbia, Croazia, Macedonia, Slovenia) “per l’originale rappresentazione dell’incrocio di scontri di civiltà e culture che ha attraversato i paesi dell’ex Yugoslavia negli ultimi due decenni. Attraverso lo strumento dell’ironia offre una via possibile per contribuire a superare i pregiudizi verso l’altro”.
Il vincitore della diciottesima edizione del Med Film Festival è un film serbo-crotato-macedone-sloveno: un melting pot produttivo, una riunificazione post-jugoslava in direzione di un abbattimento delle barriere e dei pregiudizi; uno di quei lavori spiazzanti, sorprendenti, di quelli che quando pensi di esserne entrato nei meccanismi e nelle strutture compirà un balzo in direzione opposta, lasciandoti basito in balia della sua diversità. Parada di Srdjian Dragojevic è una commedia amara, di quello che celano la commozione dietro la maschera di un sorriso. Un film alternativo e convincente, un vincitore meritato.
Lemon è un uomo ultraconservatore, un ex militare ottuso e nazionalista, bigotto ed omofobo; Radmilo un veterinario omosessuale che ne salva l’adorato cane; insieme partiranno per i territori dell’ex Jugoslavia, in cerca di energumeni che possano effettuare il servizio d’ordine in occasione del primo Gay Pride organizzato a Belgrado. Figure centrali di una narrazione che passa dall’essere un racconto storico-antropologico sulla Belgrado degli anni duemila – schiava di movimenti neo-nazisti ma in qualche modo disposta a ribellarsi ad essi – all’on the road grottesco ed esilarante, pronta poi a gettarsi tra le braccia di un dramma reale, di denuncia. The Parade è molte cose, ma al contrario di ciò che spesso accade a certo cinema nostrano (ma non solo), non presta il fianco ad un lavoro che, cercando di essere troppo, evapora inseguendo le sue eccessive pretese; misura al contrario al millimetro i suoi cambi di tono e di ritmo, grazie ad una scrittura sensibilissima e fine, ad interpretazioni più che calzate, erette su personaggi folkloristici ma mai simili a bozzetti caricaturali.
Sensazioni che passano dall’ilarità alla austerità, facendo leva su una costruzione corale quanto mai efficace; è la forza della diversità – fulcro di tutto il lavoro di Drajojevic – a tirare le redini del film, una diversità che non risiede solo nella sessualità ma sconfina nelle lotte intestine tra differenti culture balcaniche, tra mentalità dissimili, tra facce opposte di medaglie costrette nelle maglie di diversi nazionalismi. La diversità è causa e conseguenza del tutto, barriera da abbattere e limite da oltrepassare. Lemon e Radmilo sono i volti che giacciono sulla medaglia, opposti che pian piano, eliminando pregiudizi e tabù riescono ad attrarsi, a trovare il compromesso, così reale da assumere i contorni di un legame vero, sincero.
Dopo il vincitore Io sono Li della passata edizione, quest’anno si cambia completamente registro; se il film di Andrea Segre raccontava i temi dell’integrazione con tomi estremamente aulici – a tratti persino poetici –, The Parade affronta temi che da essi non si discostano sfruttando l’alternanza di toni, con una verve ed un’audacia che ne legittimano assolutamente il trionfo.