Mud

Mud sembra saper condensare in sé gli insegnamenti e le morali dei grandi classici per ragazzi, cominciando con le opere di Mark Twain in primis

La redenzione personale, il tentativo di riscatto è, drammaturgicamente, una delle colonne portanti nell’arte della narrazione. Un personaggio che improvvisamente muta la percezione che avevamo di lui, che lentamente ci riconquista dopo che la nostra fiducia è stata sull’orlo di scomparire del tutto, è uno dei topos narrativi che più esalta il pubblico. La cosa non cambia quando si passa a parlare di attori. Tom Cruise che si scrolla di dosso l’etichetta di Top Gun bello e atletico confinandosi ad una sedia a rotelle in Nato il 4 luglio di Stone; Stallone che rinuncia a flettere i pettorali in Cop Land di Mangold e, più recentemente, Ben Affleck che, dopo aver toccato il fondo (Amore estremo docet), debutta alla regia dimostrandosi di una sensibilità incredibilmente eastwoodiana con Gone Baby Gone. Un divo che, dopo aver perso qualsiasi credibilità, sfodera improvvisamente il suo potenziale sopito o mostra un talento fin a quel momento ignoto, assume ancor più fascino agli occhi dello spettatore. Ora, da annoverare tra i risorti, nonostante il debutto con Richard Linklater e la partecipazione negli anni 90 in film di Sayles e Spielberg, c’è anche Matthew McConaughey. L’attore texano era diventato sinonimo di commedie romantiche usa e getta e leggeri action soporiferi: questo fino al 2011. Poi? Poi le cose sono cambiate radicalmente. Negli ultimi tre anni circa, McConaughey ha dato una svolta alla sua carriera, prediligendo progetti ben al di fuori della sua “comfort zone” e, donandosi a produzioni indipendenti, ha mostrato un talento che ormai non si attendeva più. Chiunque abbia visto lo splendido Killer Joe di William Friedkin o la serie True Detective dell’HBO sa bene di cosa si sta parlando. Con Mud, forse, riesce persino a superarsi.

Due ragazzini appena adolescenti, Ellis (Tye Sheridan) e Neckbone (Jacob Lofland), abitanti della piccola cittadina di De Witt nell’Arkansas, raggiungono una piccola isola sul Mississippi, dove uno dei due, precedentemente, aveva notato una barca incastratasi in un albero, probabilmente in seguito ad una violenta alluvione. Eccitati della scoperta decidono di impossessarsene per poi scoprire, un attimo dopo, che l’isola non è deserta e l’imbarcazione ha già un proprietario: Mud (McConaughey). Un uomo pervaso da una calma inquietante, che, pescando, sostiene di essere originario della loro città e dice loro di aver fame e bisogno di cibo. Promette di regalargli la sua barca, se loro lo aiutano durante la sua breve permanenza sull’isolotto. Verranno a scoprire, casualmente ad un posto di blocco della polizia, che Mud è un fuggitivo e un omicida. Ma, quando sentiranno la versione del fuggiasco, decideranno, non senza timore, di aiutarlo.

Questo è, all’incirca, l’incipit del film di Jeff Nichols (Take Shelter), che ebbe l’idea per la prima volta agli inizi degli anni novanta, ancora studente, e che, dopo la visione del bellissimo e poco ricordato Stella solitaria di John Sayles, in cui McConaughey ha un piccolo ma significativo ruolo, scrisse il personaggio appositamente per lui. Non dovrebbe stupire che l’idea per Mud sia venuta ad un adolescente dato che il film è permeato da sensazioni ed emozioni tipiche di quella fase tumultuosa della crescita. “Volevo catturare la fibrillazione della mia vita al liceo, quando avevo cotte per ragazze, e il mio cuore era continuamente e completamente rotto. Volevo cercare di incapsulare la confusione e il dolore di quell’età, dell’essere innamorati a quell’età.

Come nel caso di Take Shelter le origini sembrano essere, perlopiù, letterarie. In tal senso, la stessa splendida fotografia, a firma di Adam Stone, dona alla pellicola un che di sognato, soprattutto nelle scene sul fiume. Nella fattispecie Mud sembra saper condensare in sé gli insegnamenti e le morali dei grandi classici per ragazzi, cominciando con le opere di Mark Twain, Huckleberry Finn e Tom Sawyer in primis. Il valore dell’amicizia, il desiderio di crescere e far esperienze autonomamente; l’incapacità di escludere dalla propria vita la famiglia, nonostante il desiderio di emancipazione; il tentativo di fuggire dalla propria infanzia, allo stesso tempo ricreandola. Mud è una storia di crescita ed un film sull’adolescenza. Mud stesso è un adolescente con il suo contorto idealismo, l’isolamento dalla società e i suoi sogni, fin troppo ingenui.

Autore: Eugenio Ercolani
Pubblicato il 25/08/2014

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