Une peuple et son roi (One Nation, One King)
Dalla presa della Bastiglia alla decapitazione di Luigi XVI, il film storico di Pierre Schoeller dà corpo e volto popolare alla prima Rivoluzione Francese
«La libertà non cresce nei campi», dice il rivoluzionario. La si conquista nelle piazze, nelle assemblee pubbliche, nei palazzi del potere. Con le idee, le parole, le armi se necessario. Bisogna agguantarla, la libertà, combattendo gli oppressori. In Une peuple et son roi (One nation, one king), Pierre Schoeller prende la rivoluzione per antonomasia (quella francese, chiaramente) e ne svela il volto popolare incarnato dal terzo stato, la moltitudine di sudditi di re Luigi XVI che, stanca della propria miseria e dei privilegi di nobiltà e clero, decise di dare uno scossone alla Storia spazzando via l’ancien régime. Il 14 luglio del 1789, con la presa della Bastiglia, diventa dunque il punto di partenza di un viaggio di conquista della libertà che si conclude con la decapitazione del sovrano in Place de la Révolution, il 21 gennaio del 1793. Passando per la costituzione dell’Assemblea Generale, l’abolizione del feudalesimo, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, la marcia su Versailles, la fuga del re a Varennes, la ratifica della Costituzione, l’instaurazione della prima Repubblica e la caduta della monarchia, con la deposizione e l’esecuzione, appunto, di Luigi XVI.
E’ una rivoluzione fatta da uomini, bambini e, soprattutto donne, quella raccontata e messa in scena da Schoeller. I personaggi femminili giocano un ruolo centrale nella narrazione. La libertà che guida il popolo, del resto, ha le fattezze d’una donna. Parola di Delacroix. Une peuple et son roi, la cui sceneggiatura ha richiesto ben quattro anni di scrittura, segue in particolare l’adesione alla causa rivoluzionaria e le vicende famigliari di Françoise e Margot, due lavandaie, l’impegno politico di un vetraio chiamato “lo zio” e il ritorno in società di un ladro di polli di nome Basile. Un piccolo concentrato di un’umanità multiforme ma unita fraternamente nell’oppressione, schiacciata dalla fame, dalla povertà e dalle ingiustizie causate da carestie, siccità, crisi finanziarie e mancato riconoscimento dei diritti fondamentali. E per questo desiderosa di un cambiamento radicale. Che segnerà, storicamente, il passaggio dall’età moderna a quella contemporanea, la fine dell’assolutismo e l’inizio dell’era degli stati di diritto.
Per descrivere i quattro anni cruciali che segnarono irrimediabilmente questo spartiacque, Schoeller ha fatto un uso intensivo degli archivi storici, acquisendo dettagliate conoscenze che gli hanno permesso di infondere vera vita ai popolani, i parigini dalla cui prospettiva viene raccontata la Storia. Sono le loro aspirazioni, le loro passioni, le loro storie d’amore a colmare di emozione, senza mai scadere nel melodramma, la narrazione; a dare ritmo e forma a quello che altrimenti sarebbe soltanto un resoconto storiografico, la cronaca astratta di un periodo. Ma Schoeller non dimentica anche gli altri protagonisti di quel periodo, ovvero tutti quei borghesi e nobili che contribuirono fattivamente alla causa rivoluzionaria (Jean-Paul Marat, Georges Jacques Danton, Maximilien de Robespierre, Louis Antoine de Saint-Just, per citarne qualcuno). Le loro posizioni politiche e i loro discorsi echeggiano pertanto tra gli scranni dell’assemblea nazionale, in perfetto bilanciamento con le scene che ritraggono le fasi insurrezionali.
A questa vibrante epopea nazionalpopolare, che riesce a restituire a pieno il quadro storico e corale senza trascurare la dignità dei singoli, i loro aneliti, i loro affanni, le loro gesta, il regista francese aggiunge altri elementi di interesse anche sul piano visivo. Dalla luce calda che investe volti e corpi (come nei quadri di un pittore-patriota, Jacques Louis David, che di quel periodo fu figura di primo piano, sia in ambito politico che artistico), spesso proveniente da fonti naturali, ai frammenti dominati dai rossi e dai gialli della silice fusa lavorata dal vetraio, potenziale metafora del fuoco rivoluzionario, filmata e utilizzata a scopo grafico in almeno un paio di sequenze, prima prendendone a prestito la struttura cromatica per farne uno sfondo su cui far comparire parole, poi astraendola in forma sferica, come fosse un pianeta infuocato dalla rabbia cocente dei suoi abitanti, per dar vita ad una sequenza puramente estetico-concettuali e non meramente descrittiva.
E’ questo perfetto equilibrio tra elementi narrativi e visivi, oltre all’estrema attenzione ai dettagli e alla ricostruzione fedele di abiti e location, a determinare la forza di Une peuple et son roi, che va a conquistare un posto di tutto rilievo tra le fila dei film storici.