Sex Tape - Finiti in rete
Fintamente scandalosa, la commedia di Jake Kasdan mal nasconde sotto le nudità e il sesso l'ennesima rassicurante retorica famigliare
Per certi versi è una distorta mise en abyme questo Sex Tape – Finiti in rete, il tentativo disperato da parte di due coniugi di frenare la diffusione virale del proprio filmino che combacia rovesciandosi con la nuova carriera cinematografica di Cameron Diaz, la quale superati i quaranta non si nasconde ma anzi si sveste sempre di più aderendo ai paradigmi di una commedia a tinte hard soltanto accarezzata in giovane età (a conti fatti i Farrelly, La cosa più dolce, e poco altro). La scena più eloquente a riguardo è la sua cavalcata della Ferrari in The Counselor - Il procuratore, apice di quella sessualità di ritorno di cui si nutre anche questo Sex Tape. Con la particolarità però che il film di Jake Kasdan più che mettere a nudo i suoi protagonisti ne raccoglie e contiene le pudenda in una cornice moralistica di stampo familiare, un’aura rassicurante che smorza ogni azione dissacrante e all’interno della quale l’eccesso e la prurigine erotica vengono ricondotti e limitati al mero sberleffo, all’accenno vedo/non vedo assolutamente innocuo.
Realizzato dalla stessa squadra di Non mi scaricare (ovvero Jason Segel e Nicholas Stoller, all’ultimo sostituito alla regia dall’anonimo Kasdan jr.), Sex Tape sarebbe sulla carta l’ennesimo prodotto della famiglia cinematografica targata Judd Apatow, per quanto rispetto agli altri film prodotti dal nuovo re Mida della commedia americana ne sia solo un lontano fratello minore. Tuttavia della filosofia di Apatow, di quel mix di volgarità e disagio esistenziale alla buona, non c’è nulla nel film di Kasdan, che paradossalmente si denuda per travestirsi da un tipo di cinema che non ha in realtà il coraggio di essere. La nudità e il sesso esercitati dalla Diaz e da Segel non scandalizzano nessuno, sono dosati e tarati per evitare ogni volgarità con un approccio di misura che fa rimpiangere l’anarchica assenza di freni del cinema dei Farrelly, richiamato tra l’altro in una lunga sequenza di inseguimento canino dal sapore slapstick, l’unica davvero divertente a parte qualche ottima battuta sparsa nel percorso.
E’ eloquente a tal proposito il personaggio interpretato da Jake Black, niente di meno che il proprietario di YouPorn. Peccato però che sotto le vesti da pappone kitsch si nasconda un animo tenero e sensibile che si impegna a dispensare consigli atti alla ricongiunzione famigliare. Di fronte a questo non basta allora l’indiscusso talento dei due protagonisti, che nei limiti citati trovano evidentemente una divertente alchimia anzitutto fisica che è l’anima del film. La vera comicità irriverente però sta da un’altra parte, paradossalmente ci arriva ben più vicino il breve assolo del grande Rob Lowe, che in cinque minuti regala il gustoso ritratto di un dirigente cocainomane appassionato di metal e classici Disney.