Whiplash

Un duello a colpi di jazz in cui la musica diventa ossessione per la perfezione

Sudore negli occhi, unghie spezzate, cerotti scollati sulle mani. Whiplash è anzitutto un film fisico fatto di corpi portati allo stremo, di bacchette e tamburi sporchi di sangue. Ad illuminarli l’ocra dei fari riflessi sull’ottone degli strumenti, una filigrana dorata ad avvolgere palchi, palestre, studi e sgabuzzini di prova. Spazi ristretti che la macchina da presa di Damien Chazelle moltiplica e frammenta in un serrato alternarsi di punti di vista, uno sfrenato montaggio musicale fatto di cambi repentini, carrelli e solidi primi piani. Il tutto non tanto per riprendere il farsi della musica, ma il crescere dell’ossessione che la anima.

Film d’apertura al Sundance Festival del 2014, Whiplash conferma e rilancia il talento del giovane Damiel Chazelle, che aveva già dato prova di sé con Guy and Madeline on a Park Bench, piccolo ma tenero film che strappò nel 2009 il Premio della Giuria al Festival di Torino. Da allora però Chazelle è cresciuto, ha affinato penna e sguardo, portando la sua passione musicale sul terreno del western. Whiplash infatti non è altro che un lungo duello che vede scontrarsi ai due poli il giovane Andrew (Miles Teller) e il diabolico Terence Fletcher (un gigantesco J. K. Simmons). Il primo è un batterista di 19 anni appena entrato al finzionale Shaffer, il miglior conservatorio del paese; il secondo è il violento e spietato insegnante della scuola, il più ambito e rispettato, famoso per i suoi risultati ma anche per un carattere a dir poco irascibile. Fletcher infatti spezza e sconvolge i propri allievi, ricorda il sergente Hartman di Full Metal Jacket per la ferocia ossessiva con cui pretende di strappare risultati. Tuttavia tra lui ed Andrew si genera subito un’ambigua attrazione reciproca fatta di aspettative e pressioni, un legame che li accomuna all’insegna del medesimo obiettivo: il raggiungimento della perfezione.

Musicisti e amanti del jazz resteranno forse delusi, ma Whiplash non è veramente un film musicale, o almeno non lo è nei termini di un racconto incentrato sull’amore e la passione per la musica. Del rapporto che ha Andrew con il jazz non vediamo nulla se non l’esercitazione fisica. Tutto il resto è relegato al fuori campo, dove del resto rimane anche gran parte della vita del ragazzo. Anche l’attrazione che ha per Nicole, una ragazza ammirata a lungo e finalmente conquistata, è rappresentata in modo a dir poco tangenziale. Nient’altro trova posto in Whiplash se non la fatica e il sudore del miglioramento fisico, musica intesa come riproduzione perfetta, gesto fisico prima che creazione. Tutto questo però non rappresenta un limite per il film ma l’esatto contrario, è il preciso effetto rincorso da Chazelle, intenzionato a raccontare solamente una cosa: l’ossessione. Per Andrew la musica è come una voragine quantistica che assorbe ogni cosa, ogni pensiero e momento, ogni sforzo, ed è questo il terreno che accomuna lui e Fletcher, il cui unico scopo nella vita è scoprire il nuovo grande talento del jazz, plasmarlo a furia di incitamenti e pressioni. Ecco perché il senso profondo del film sta nella sequenza finale, nel momento in cui il duello tra i due si risolve alla fine in un’identità, una comunione di intenti all’insegna dell’ossessivo inseguimento della perfezione. Andrew e Fletcher sono la stessa cosa.

Conquistate alcune forti candidature per i premi Oscar di quest’anno, Whiplash è un film che rivela un grande talento registico e di scrittura. Chazelle infatti riesce da una parte a costruire una storia asciutta e stringata, priva di ogni allungamento o passaggio forzato dall’emozione, dall’altra riprende il suo duello con un’energia che ha dell’incredibile. Similmente a quanto accade con la focalizzazione del punto di vista, il limite autoimposto della ripresa musicale diventa l’elemento centrale della forza visiva del film, volto tutto a rendere percettibile allo sguardo il ritmo del jazz più forsennato. Chazelle in questo svela davvero grandi capacità, da smussare forse in futuro per evitare il rischio della maniera ma già abbondantemente mature per un autore della sua età e al primo film di questo calibro. Entusiasmante ed esplosivo, Whiplash è un film molto semplice nel suo raccontare una cosa sola. Ma lo fa benissimo.

Autore: Matteo Berardini
Pubblicato il 19/01/2015

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