As Tears Go By
L'esordio di Wong Kar-wai, riproposizione sgangherata del viscerale Mean Streets di Scorsese, è animato da una carica emotiva avvolgente che anticipa la poetica e i sentimenti dei lavori successivi.
A fight for love and glory
A case of do or die
The world will always welcome lovers
I versi di Herman Hupfeld che all’inizio degli anni ‘30 scrisse As Time Goes By sono lontani dalle strade affollate di Hong Kong, dove si annida la sudicia e fumosa casa di Wah. Non è il tempo a scorrere nel primo film di Wong Kar-wai, il regista protagonista della Second Wave del cinema hongkongiano; piuttosto le lacrime trattenute di Ngor, una Maggie Cheung fragile e diafana, mentre un amore nasce ferito e la vita nei sotterranei metropolitani esplode violenta e lacerante. Ma questo mondo, seppure corrotto e spregevole, accoglie gli amanti tra i fumi delle strade umide e le notti illuminate dai neon.
As Tears Go By arriva nel 1988, una riproposizione sgangherata del viscerale capolavoro di Scorsese, Mean Streets. È il primo lavoro di Wong, imperfetto e traballante ma già pronto a dare vita a quel cinema che traccia topografie di sentimenti, di orfani d’amore inglobati nei reticoli della più occidentale d’Oriente, Hong Kong, una volta di dominazione inglese e ora autonoma fino a quel 2046, anno in cui verrà riannessa alla Repubblica Popolare Cinese.
L’esistenza faticosa di Wah, delinquente di una triade di bassa lega, viene sconvolta dall’arrivo di sua cugina Ngor, un’esile ragazza di campagna di cui si innamora e che sembra essere l’unica via di fuga da quel mondo. Impossibilitati ad arginare l’amore, a uniformare le relazioni, così sono gli angeli perduti di Wong Kar-wai, disperati, malinconici, innamorati ma incapaci di trattenere sé stessi dalla forza demolitrice che costantemente li costringe alla disfatta. Amanti tristi, intrappolati nel ricordo dell’assoluto o girovaghi in terre straniere e mai felici insieme. As Tears Go By è l’esordio di una poetica della sconfitta autoinflitta, i numerosi tentativi di Wah di normalizzare la sua vita vengono costantemente trasgrediti, deve proteggere suo fratello Fly che non perde occasione di mettersi nei guai e coinvolgere il suo “big brother”. Se Ngor rappresenta la purezza della vita ancora intatta, fuori dalla città, i maschi delle gang sono l’emblema della metropoli marcia e tentatrice in cui i reietti restano reietti, non c’è la salvezza religiosa della Little Italy di Scorsese, Hong Kong brulica di peccato.
È pulsante As Tears Go By, le corse, le sequenze delle risse, la lotta e il sangue, i luoghi dalle luci fredde e abbaglianti e poi quei ralenti di violenza e di amore sulle note della cover di Take My Breath Away, con un protagonista che ricalca il mito anni ‘80 di Tom Cruise, maglietta bianca e occhiali a goccia. Wong Kar-wai costruisce una gangster story delirante e romantica, un ritmo frenetico e convulso intervallato da momenti di sospensione, rallentamenti e step framing che diventeranno uno dei suoi marchi di fabbrica.
In As Tears Go By gli eventi si succedono vorticosamente, la storia è sempre quella, guerre tra rivali, violenza e morte, ma Wong vuole ebbrezza, accecamento, la convenzionalità delle vicende passa in secondo piano lasciando spazio alla sua interpretazione dagli eccessi postmoderni. Gli stacchi sono netti, il ritmo è serrato e il tempo è scandito dal vortice, ancora lontano dal suo capolavoro In The Mood For Love dove regna la sospensione mentre il tempo è cadenzato dai qipao della protagonista, ancora una Maggie Cheung tragicamente bellissima, chiusa nel suo malinconico non-amore.
As Tears Go By racconta di un segreto, scritto nelle righe del biglietto che Ngor lascia a Wah prima di partire, un bicchiere nascosto che gli servirà quando tutti gli altri saranno rotti, un oggetto salvifico a cui aggrapparsi prima che la sua vita si frantumi completamente. Ngor, come la Faye di Hong Kong Express che di nascosto rassetta la casa del poliziotto, compie un gesto silenzioso di profonda tenerezza, diventando colei che sola può redimere quel ragazzaccio e placare la sua irruenza. Ma è impossibile per i protagonisti dei film di Wong Kar-wai aderire alla vita, troppo appassionati, troppo irragionevoli e sentimentali, devono arrendersi al fatalismo sognante a cui costantemente si abbandonano senza pensare e che li metterà di fronte alla propria autodistruzione. I segreti bisognerà sussurrarli nella fenditura di un tempio in rovina per suggellare l’eternità degli amori che non riescono a vivere.
As Tears Go By imprigiona i suoi protagonisti nell’ineluttabilità di un’esistenza ai margini, l’amore è straziante e temporaneo, troppo deflagrante per poterlo abbracciare, si muore banalmente per i colpi delle pistole o per l’efferata violenza a mani nude. Si rifugge il sentimento perché troppo vinti dal volersi autoannientare rifiutando di darsi, a qualcuno, a qualcosa. E così il primo film di Wong è teso di una carica emotiva avvolgente, il regista fa esplodere il suo cinema in un’opera vibrante e slabbrata, tra la radicalità di un’estetica che quasi ci affatica e la contemplazione della fine, un film che guardandoci ci lascia senza respiro.