EROTIC THRILLS - Rivelazioni
Una donna che molesta un uomo, una giostra fino all’ultimo colpo di scena: un film che oggi non verrebbe girato.
[Questo articolo fa parte di uno speciale monografico dedicato alla figura eversiva, politica, erotica della femme fatale, nato dalla convinzione che «l’immagine, ancor più se sessuale, è sufficiente a creare una narrazione (dei generi, del pensiero, della cultura, del mercato)». L’immagine crea, e il cinema «fa ancora la differenza», nonostante tanta parte del contemporaneo sia volta oggi alla produzione di immagini-corpo depotenziate, depauperate, inviluppate di teoria e rivendicazione intellettuale desessualizzata. Incentrato sul neo-noir (dal revival postmoderno di Brivido caldo all’eccesso parodico di Sex Crimes), questo speciale nasce come risposta a tale condizione imperante e prende corpo da un testo specifico, Brivido caldo – Una storia contemporanea del neo-noir, di Pier Maria Bocchi. A lui abbiamo chiesto un’introduzione, che potete trovare qui, in cui vengano tracciate le linee guida del nostro lavoro, per una riscoperta del potere eversivo del desiderio].
«Sono il tuo capo, sono la tua padrona», dice Demi Moore a Michael Douglas, mentre esegue il suo assalto sessuale. La prima parte della frase è vera: Meredith Johnson è il capo di Tom Sanders, tecnicamente è la sua superiore visto che gli ha soffiato la promozione nell’azienda informatica in cui lavora, sviluppando nuove tecnologie a metà anni Novanta, oggi inevitabilmente ingenue. La seconda parte dell’affermazione è conseguenza della prima: sono il tuo capo quindi sono la tua padrona. In Rivelazioni di Barry Levinson, infatti, il sesso è diretta emanazione del potere di cui il personaggio di Meredith è l’apoteosi. A questo potrebbe ridursi il racconto che Levinson adatta dal romanzo di Michael Crichton, se fosse sintetizzato in una battuta: Tom rifiuta di fare sesso con Meredith e lei si vendica. Spietatamente.
Siamo nel 1994 ed è ormai sviluppata la figura della nuova femme fatale, quella generata dalla dissoluzione del codice Hays che imponeva l’allusione al noir classico: ora, come scrive Slavoj Žižek, «la nuova femme fatale si distingue per un’aggressività sessuale diretta e franca, sia verbale che fisica, e attraverso la mercificazione di se stessa» (dal saggio Il ridicolo sublime, contenuto in Una lettura perversa del film d'autore, Mimesis). Al contrario della donna fantasma degli anni '40, adesso la femme fatale è davvero quello che sembra, prosegue Zizek citando un noto aforisma di Sigmund Freud: «Perché mi dici che stai andando a Lemberg, quando invece stai effettivamente andando a Lemberg?». E dunque per la neo femme fatale: «Perché ti comporti come se fossi solo una fredda puttana calcolatrice, quando in realtà sei solo un fredda puttana calcolatrice?». Una notazione che qui si attaglia scientificamente alla Meredith di Demi Moore: prima che entri in scena, prima che la vediamo, alcuni comprimari la descrivono con stereotipi e volgarità, ipotizzando di portarsela a letto, mentre lei... è esattamente così. L’archetipo della donna ninfomane e cannibale viene sempre confermato, con ogni mezzo, soprattutto visivo: l’esordio di Demi Moore è il primo piano del suo tacco a spillo.
C’è poi un’altra linea di sceneggiatura fondamentale nel corso del racconto. È quando Tom sostiene col suo collega di essere stato aggredito dalla superiore, e si sente rispondere: «Ho difficoltà a crederci: una donna che molesta un uomo». Ecco l’altro punto della questione: la sostanza di Rivelazioni è interamente costruita sulla colpa femminile, con l’uomo vittima e la donna carnefice. E non solo: puntando sulla percezione comune, Meredith opera un rovesciamento e fa credere a tutti che sia stata molestata da Tom, ingaggiando una battaglia in odore di legal thriller. L’ombra del sospetto, il rumore delle voci e la falsa aggressione sono però molto lontani dalla quinta puntata della serie The Romanoffs, ultima a trattare - con coraggio - il tema, attraverso il filtro inevitabile del contemporaneo. La forza di Rivelazioni è invece un’altra: usare lo scontro tra Meredith e Tom “solo” per fare un film. Ecco allora che, dopo la fatidica notte, si susseguono ribaltamenti e colpi di scena, tradimenti e twist, rivelazioni appunto, che per oltre un’ora e mezzo intavolano un gioco di strategia e spostano da una parte all’altra l’esito della partita. L’ufficio è un nido di vipere, gli alleati sono nemici, l’azienda può esaltarti o fregarti in qualsiasi momento. È più vicino il cavillo alla John Grisham che un presunto sguardo maschile di fine secolo. E il risultato finale della partita si avrà (quasi) all’ultima immagine.
Certo, quella di Demi Moore non è una figura assolutamente originale: deriva da Alex Forrest, ovvero la Glenn Close di Attrazione fatale, il capolavoro di Adrian Lyne girato sette anni prima che proponeva la prima grande donna colpevole, e già Michael Douglas come vittima, seppure relegando la femmina nel recinto della stalker psicopatica. Meredith è invece un boss, una donna che soffia il posto di lavoro ad un uomo sgretolando il suo status sociale, non a caso il disoccupato che incontriamo all’inizio sul ferry boat è fuori fuoco, spersonalizzato dall’indigenza. Meredith si muove negli USA del tardo capitalismo, agli albori dell’epoca Clinton e prima dello scandalo Lewinsky: è una Miss Grey che pretende le sue sfumature, ma senza finto sadomaso né vero amore, solo col sesso sulla scrivania.
Rivelazioni fu un successo al botteghino, ma viene generalmente stroncato dalla critica. Barry Levinson non è Paul Verhoeven né Lawrence Kasdan, è uno che ha spesso attraversato Hollywood da carneade; il film ha punti deboli, forme superate, tecnologia datata e soprattutto un finale sbrigativo, che si affanna alla facile conciliazione chiudendo ogni ambiguità. Però vanta anche quella straordinaria sequenza notturna della molestia che sfida il trash e vince, allestendo una lotta erotica donna-uomo che risveglia i sensi più selvaggi, iscrivendo Demi Moore nella galleria della femme fatale “fredda puttana calcolatrice”. Come finirebbe oggi? Probabilmente Tom sarebbe condannato perché, come dice l’avvocato di Meredith, “le ha messo il pene in bocca” (il nuovo noir è anche nel linguaggio), e non sarebbe sopportabile la vera rivelazione del film: una donna che molesta un uomo. Nell’era della triste ideologia applicata al cinema, la realtà è che Rivelazioni oggi non verrebbe girato: evviva Levinson che a tutto questo non ci pensava proprio, preferiva portarci sulla giostra, fino all’ultimo colpo di scena.