Una donna promettente
L'esordio di Fennel stravolge le regole del rape and revenge, reinventando il genere e offrendo al pubblico una pellicola destinata ad alimentare un dibattito doloroso ma necessario sulla cultura dello strupro e le sue drammatiche ripercussioni.
Una donna promettente (Promising Young Woman), primo lungometraggio dell’attrice e sceneggiatrice britannica Emerald Fennel (Killing Eve, The Crown), è finalmente approdato nei cinema e sulle piattaforme on demand statunitensi dopo una lunga attesa, mentre l’uscita nelle sale italiane è attualmente prevista per l’11 marzo. La pellicola riscrive le regole del sottogenere thriller rape & revenge, infrangendone i postulati e sviluppando, dietro un’estetica sfrontatamente pop, un discorso complesso e articolato su vittime, stupratori e complici.
Il film racconta la parabola inversa di Cassie (Carey Mulligan), una giovane donna che abbandona la promettente carriera medica in seguito alla morte dell’amica Nina, suicidatasi dopo essere stata violentata da un compagno di corso (in rottura con i precetti del genere, Fennel si affida alle statistiche, secondo le quali in otto casi su dieci gli stupri vengono perpetrati da conoscenti della vittima). La sete di giustizia della protagonista si traduce inizialmente in un gioco perverso volto a smascherare i predatori sessuali nei locali notturni, tuttavia la sua rivalsa non si basa, come spesso accade, sulla legge del contrappasso, ma su una dinamica che fa leva sul rovesciamento del ruolo della vittima, che passa all'accusa esponendo il colpevole alla miseria delle sue stesse azioni.
Travestendosi a tratti da commedia romantica, condita da slanci comici e post-ironici, Promising Young Woman inganna lo spettatore e lo acquieta avvolgendolo in un mondo rassicurante, fatto di arredamenti kitch, brani pop e smalti colorati — una post-adolescenza indie e spensierata, riflesso di una società che si crogiola in vanità estetiche mentre nasconde lo sporco sotto il tappeto. Col procedere del racconto però il film si rivela un cadeau empoissonné, e dagli sfondi pastello emerge poco a poco una realtà ben più cruda e drammatica che solo Cassie — al pari dell’omonima figura mitologica — sembra in grado di (pre)vedere. Sola di fronte a una collettività che sminuisce, nega o si disinteressa all'accaduto, Cassie si trova ad essere l'unica che possa vestire i panni dell’angelo vendicatore, procedendo a un regolamento di conti sistematico con le persone implicate nello stupro di Nina.
Il rifiuto di mostrare lo stupro sullo schermo è il secondo principio cardine del genere infranto da Fennel; nel rape & revenge infatti è tipica una rappresentazione grafica della violenza, scelta che, dietro la presunta necessità di catalizzare l'empatia spettatoriale legittimando la sete di vendetta dell'eroina, ha spesso assecondato e soddisfatto il desiderio voyeristico del pubblico. Scegliendo di non filmare la violenza, Fennel rivela quindi come le nuove attenzioni attivistiche e modalità discorsive affermatesi negli ultimi anni stiano modificando nel profondo la sensibilità di quello stesso pubblico rispetto alle tematiche della rappresentazione e della violenza di genere. In quest'orizzonte di silenzio infranto avviene quindi un cambio culturale, per il quale lo stupro non è più solo trauma individuale ma anche ferita collettiva; in questo senso Cassie diviene un archetipo in cui possono riconoscersi tutte le vittime, dirette o collaterali, della rape culture e dei suoi principi di omertà e di solidarietà distorta.
Tuttavia, per mettere fine a questa spirale di odio e intraprendere un percorso di guarigione che possa essere sia individuale che collettivo, è essenziale che i colpevoli si riconoscano come tali e il crimine venga pronunciato con il suo nome. Non è un caso quindi che, nelle quasi due ore di film, la parola "stupro" non venga mai pronunciata, e di fronte al rifiuto da parte dei responsabili le vittimi si trovino impossibilitate a riassemblare il proprio sé frammentato. Davanti a questo muro di omertà e assenza di empatia un ulteriore sviluppo drammatico, per quanto scioccante, diventa inevitabile; Cassie riesce sì ad avere giustizia - affidandosi paradossalmente allo stesso sistema giuridico e poliziesco di cui il film sembra precedentemente denunciare l’inazione e la corruzione - ma il prezzo pagato è troppo alto perché si possa continuare ad accettarlo.
Lontano dall’essere dogmatico o dal voler fornire risposte definitive, Promising Young Woman è un film volutamente ingannevole, provocante e destabilizzante, che riesce nel suo intento di interrogare la coscienza collettiva, alimentando il dibattito attuale, doloroso e necessario, sulla cultura dello stupro, le sue violente manifestazioni e drammatiche conseguenze.