Il giardino delle parole

di Makoto Shinkai

Tra le foglie di un giardino iscritto nella città, e con la durata sospesa tra un lungo e un cortometraggio, Shinkai crea la sua opera di svolta, sorprendente per la ricchezza di spunti in una tessitura apparentemente tradizionale.

Il giardino delle parole - recensione film shinkai

C'è uno spazio reale, concreto, da cui ogni storia di Makoto Shinkai naturalmente si dipana: uno scenario urbano, ritratto con particolare realismo e cura del dettaglio. Poi c'è un altrove, un luogo ideale, quello in cui si annidano i sentimenti e le emozioni dei suoi personaggi, evocate quasi sempre da un elemento terzo. Ne Il giardino delle parole sono le scarpe che il giovane Takako vuole imparare a creare per una futura attività di calzolaio. Quell'oggetto, di uso così comune, non è soltanto il collante fra lo stesso Takako e la più matura Yukino, di 12 anni più grande, con cui il giovane si ritrova nello spazio verdeggiante iscritto nella città: è una sorta di surrogato per le parole non dette, i gesti non consumati fra i due e riflessi dalla forza rigogliosa dell'ambiente circostante, in una dinamica fatta allo stesso tempo di essenzialità e grande spinta emotiva. Attorno alle scarpe ruotano infatti lievi scambi di impressioni e la condivisione di elementi concreti (il cibo, i disegni del ragazzo, i piedi della donna che fanno da modello per nuove creazioni). Poi, a partire da questi elementi, disposti con essenzialità tipicamente nipponica, si irradia una geografia emotiva che non mancherà di costituire l'ennesima esplorazione dell'autore sulle conseguenze dei legami, sulla loro forza nel qui e ora, ancor più se messa a confronto con lo scorrere del tempo.

Il giardino delle parole è, in questo senso, un lavoro di snodo nella carriera di Shinkai, ancora ammantato di quell'aria malinconica e problematica che aveva costituito l'ossatura dei primi lavori, ma già più avviato verso una estroflessione emotiva che porterà i futuri protagonisti di Your Name. e La ragazza del tempo – Weathering With You a cercare di superare le barriere che li inchiodano ai loro microcosmi e a quel mondo così duro eppure così importante per definire le loro vite e i loro caratteri. Sono personaggi giovani, investiti del compito più grande di loro di disegnare una nuova mappa di sentimenti in una realtà che sta cambiando e si proietta in avanti, ma sembra come scavare una distanza fra i singoli. Anche per questo Il giardino delle parole sembra quasi voler recuperare una dimensione artigianale, è un lavoro di cesello, miyazakiano, come quel gesto di creare le scarpe che sembra un’ideale continuazione del lavoro di liutaio bramato da Seiji, il protagonista maschile de I sospiri del mio cuore di Yoshifumi Kondo (scritto appunto da Hayao Miyazaki).

Perché in fondo questo rapporto oltre le barriere della concretezza di cemento, iscritto tra il verde quasi abbacinante delle foglie del parco/giardino, reca con sé difficoltà ancora non bagnate di caratura fantastica, ma ugualmente enormi per le barriere imposte dalla differenza d'età e di ruolo: lei è adulta, lui adolescente, e al contempo lei è insegnante e lui studente. Shinkai non nasconde le implicazioni più complesse di un simile rapporto, ma le usa in senso non moralistico, come base per una nuova ricognizione sulla comunicazione fra due universi costretti, malgrado la reciproca affinità, a dover mantenere la loro distanza. Tanto più vicini quanto sono obbligati a restare lontani, ma comunque capaci di descrivere un momento comune, tutto loro, sotto lo sguardo mutevole di una città che si ritaglia oasi di verde come quel giardino stretto fra i palazzi in metallo e cemento.

Anche per questo il film ha una qualità soffusa, onirica, e emana una dolce concretezza del rapportarsi all'altro che contiene in nuce già le svolte più ottimistiche delle recenti derive. È un film solare, Il giardino delle parole, complesso nonostante la breve durata (circa 45 minuti), capace di usare in senso espressivo il colore e i giochi di luce con una maturità che è quella di un autore acclarato e pronto alle sfide successive. Anche per questo, nella calma rasserenante del giardino, si consuma un tumulto emotivo ben rappresentato dai capricci del tempo, con quell'acqua che richiama già la pioggia perenne di Weathering With You: sempre presente, dapprima in modo più discreto e poi via via sempre più forte, l'acqua permette infatti il passaggio dal tono più “fiabesco” e ideale della prima parte a quello più impetuoso e “reale” della seconda, ribadendo la natura inafferrabile eppure presente di quell'insieme di regole sociali e emotive in cui si muovono i suoi personaggi per affermare la propria personalità.

Autore: Davide Di Giorgio
Pubblicato il 31/10/2019
Giappone 2013
Durata: 46 minuti

Articoli correlati

Ultimi della categoria